La grande bellezza non s'addice alla Palma d'oro. O viceversa. Ancora una volta il premio più prestigioso di Cannes non impalma il nostro paese. Solo Nanni Moretti, amatissimo in Francia, era riuscito nell'ardua impresa nel 2001 con il notevole La stanza del figlio rompendo un silenzio più che trentennale. Perché bisogna risalire al 1978 con L'albero degli zoccoli di Ermanno Olmi per ritrovare un italiano in una stagione molto più feconda di riconoscimenti: appena l'anno prima i fratelli Taviani con Padre padrone e poi giù con Rosi, Petri, Germi, Visconti e
Fellini. Sì proprio il maestro che con La dolce vita vinse nel 1960 e a cui oggi molti hanno paragonato il lungo film di Paolo Sorrentino. E fortuna che il regista napoletano, 43 anni giovedì prossimo, pochi giorni fa, dopo aver letto la tiepida accoglienza nella stampa italiana, dichiarava che «il mio film è stato capito più all'estero che in Italia».
In effetti nel nostro paese c'è chi gongola per questo insuccesso. Come Dagospia, il sito di Roberto D'Agostino, che evidentemente non ha mai digerito l'accostamento del suo termine «cafonal» al film di Sorrentino. Così ieri, subodorando gli eventi, ha pronosticato: «Sorrentino ha vinto la Salma d'oro. La grande bellezza pronta per l'imbalsamazione». Rincarando anche la dose: «Chissà, le recensioni negative di Giusti, Mancuso, Mereghetti avranno influenzato Nicole Kidman e Spielberg. Comunque, al di là delle critiche, il dolore va rispettato».
Sorrentino dunque si deve accontentare del ricordo del Premio della giuria a Il Divo nel 2008, anno fortunato per l'Italia perché il Gran premio è andato a Gomorra di Matteo Garrone che l'anno scorso ne aveva ottenuto un altro con Reality.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.