Covid, Ucraina e politicamente corretto, Rossella Brescia: "Uscirne migliori? Lo vedo impossibile..."

Da “Il Santone - #lepiùbellefrasidiOscio” alla rivoluzione femminile, Rossella Brescia ai nostri microfoni: "La misura è l’equilibrio per tutto"

Covid, Ucraina e politicamente corretto, Rossella Brescia: "Uscirne migliori? Lo vedo impossibile..."

Radio, danza, teatro, piccolo e grande schermo: Rossella Brescia è un’artista a tutto tondo. Insieme a Neri Marcorè e Carlotta Natoli, è tra i grandi protagonisti de “Il Santone - #lepiùbellefrasidiOscio”, serie comedy in dieci puntate ispirata al fenomeno social creato da Federico Palmaroli e seguito da oltre un milione di follower. Satira senza filtri sulla società e sulla forza dei social network, con una riflessione interessare sui lati oscuri della popolarità e sulla potenza della viralità. Di questo e molto altro ha parlato ai microfoni de IlGiornale.it.

Cosa l’ha spinta a prendere parte a questa serie?

“Io sono una fan di Federico Palmaroli da sempre. Quando ho saputo che il progetto era ispirato alle sue frasi mi sono subito incuriosita. E mi piaceva anche il ruolo per cui mi era stato proposto il provino: questa Jacqueline, agente tv un po’ cialtrone, che abbiamo incontrato un po’ tutti nella vita. Sembra francese e tutta costruita, ma in realtà non è altro che una donna che si dà delle arie, che viene dalla periferie di Bari e che ne ha vissute di ogni”.

La società di oggi ha bisogno di miti a qualsiasi costo, per quanto superficiali e volubili…

“Io non demonizzo i social, ma capisco che possano prenderti e fagocitarti. Sono quasi una droga, ti fanno vedere tutto ciò che ti piace, puoi ritrovarti per ore a guardare reel e storie: a chi non piace impicciarsi delle cose degli altri? La misura è la strada giusta da seguire, anche perché possono essere divertenti: possono fare compagni e rappresentano un canale di informazione, anche se a volte fonte di fake news. Bisogna essere dosati e bisogna fare tutto con una certa misura. Se non sei strutturato e ti ritrovi dal nulla a diventare famoso, come succede a Marcorè ne ‘Il Santone’, è tutto nuovo: essere popolare e apprezzato da tutti fa piacere, ma può anche distruggere una vita”.

Come si è trovata a lavorare con Neri Marcorè e con il resto del cast?

“Io vado sempre d’accordo con i colleghi, ma con loro è stato molto semplice: quando l’altra persona è professionale e preparata, per chi ci lavora è un privilegio. Sono stati fantastici sia umanamente che professionalmente. Quando ti trovi a girare delle scene con della gente brava, tutto risulta più bello”.

Quanto è importante affrontare con sarcasmo anche tematiche difficili?

“Federico Palmaroli ha un linguaggio che lo contraddistingue: può dire tutto senza offendere nessuno. Io non mi sono mai offesa per le sue vignette: riesce a fare satira con un linguaggio giusto e strappa la risata, anche se parla di cose tragiche, come ad esempio il Covid o la guerra. È satira, santa pazienza!”.

Il politicamente corretto quanto ha cambiato la società e lo spettacolo?

“La misura è l’equilibrio per tutto. È giusto dare importanza e peso alle parole per non rischiare di offendere le persone, ma è anche vero che bisogna capire chi lo fa e con che tipo di linguaggio lo fa. In questo caso, non mi ha mai colpito: lo ha sempre fatto con grande stile. L’importante è avere un linguaggio giusto, perché a volte le parole possono dare fastidio”.

Pensando alla pandemia e alla crisi in Ucraina, ne usciremo davvero migliori?

“Quella è la cosa che uno si augura sempre. Ma tutti parlano senza sapere e questo può essere pericoloso, può generare odio e per questo non possiamo uscirne migliori”.

Dal cinema alla tv, passando alla danza: la “rivoluzione femminile” a che punto è?

“È in divenire, c’è ancora tanta strada da fare. In alcune parti del mondo c’è tanto da fare, ma il fatto che ogni giorno si faccia qualcosa, è come aggiungere sempre un tassello in più. L’importante è non fermarsi mai, bisogna andare avanti e combattere sempre”.

C’è stata una maldicenza che le ha fatto male?

“Le maldicenze fanno parte di questo mestiere, di questa vita. Sicuramente ce ne sono state tantissime. All’inizio fanno male per due giorni, ma poi una persona sa cosa ha fatto e l’impegno che ha messo. Io non gli do peso più di tanto, ormai”.

Ha un rimpianto o qualcosa di cui si è pentita?

“Sì, ho dei rimpianti. Quanti no ho detto per amore, me li porto sempre dietro. Non me la prendo mai con gli altri, forse ho sbagliato anche io: non bisognerebbe mai dire dei no per amore. In quel momento mi sembrava giusto, ma poi i mostri tornano”.

Il teatro è stata tra le categorie più colpite a livello economico, si aspettava qualcosa di diverso dal governo?

“Il governo dovrebbe fare qualcosa soprattutto in questo periodo. Si parla tanto delle sale cinematografiche vuote, ma bisognerebbe rieducare il pubblico ad andare al cinema. Ora c’è il super green pass, ma se uno si fa il tampone può andare al cinema anche senza il certificato verde rafforzato. Quando siamo andati a fare uno spettacolo a Trieste, purtroppo c’erano persone prive di super green pass e non sono potute venire a teatro. Questo è un peccato, sarebbe bastato il green pass base”.

Quali sono i suoi prossimi progetti?

“Sarò impegnata a teatro: il 13 marzo partiamo da Bologna, poi andiamo ad Avellino, Roma e Milano. Riprendiamo ‘Carmen’ di Luciano Cannito, uno spettacolo a cui tengo moltissimo: quest’opera fantastica su una donna che pur di dire la sua e di vivere la vita come avrebbe sempre voluto, preferisce morire. Incarna la donna con la libertà di idee. Mi piace molto il messaggio che lancia, con la sua avvenenza vuole vivere la sua vita fatta di passioni, di verità e di onestà anche in amore. Il coraggio di Carmen lo vedo molto attuale, anche se il balletto di Luciano risale al 1995.

Lo spettacolo si è evoluto e saranno protagonisti, oltre a me, Massimo Zannola, Amilcar Moret e il Roma City Ballet, una compagnia nuovissima di giovani talenti che cerca di avere uno spiraglio di luce e di arte in questo momento un po’ nero”.

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