Royal Family, la nobile arte del riciclo

Anche nella Royal Family si riciclano abiti e oggetti e si detestano gli sprechi nonostante il lusso e i privilegi su cui la regina e la sua dinastia possono contare

Royal Family, la nobile arte del riciclo

Talvolta tendiamo a pensare alle persone che possono toccare i più alti livelli del lusso come a individui fuori dalla realtà, che poco o nulla comprendono dei salti mortali che caratterizzano la vita quotidiana della gente comune. Potrebbe essere vero in certi casi, ma la Royal Family inglese dimostra una spiccata inclinazione per la sobrietà e il riciclo sfrenato. A Buckingham Palace e nelle altre residenze reali è bandito il consumismo in stile “come se non ci fosse un domani”, in favore di un atteggiamento più moderato e attento. Qualcuno potrebbe pensare che si tratti di una strategia d’immagine, di facciata, ma gli esempi concreti ci sono e sono numerosi.

Vanity Fair ricorda che Elisabetta II è una vera artista del riciclo. Per lei il proverbiale “vestito buono” è una realtà quotidiana e nel Regno Unito è conosciuta con il soprannome di “make-do-and-mend”, cioè “fai e ripara”. Gli abiti della regina sono realizzati su misura con tessuti di altissima qualità: anche per questo usare un outfit una sola volta sarebbe un vero peccato (forse non la penserebbe così Maria Antonietta, ma tanto lei non leggerà l’articolo). D’altro canto, però, se Elisabetta indossasse due volte lo stesso vestito per due incontri ufficiali, il suo gesto verrebbe interpretato come una mancanza di rispetto nei confronti degli ospiti. Per questo motivo, spiega Vanity Fair, ogni evento ufficiale viene annotato su un file che riporta anche il nome in codice del vestito indossato (anche Maria Antonietta aveva un libro simile, su cui erano annotati tutti gli abiti che possedeva, indossava e con campioni di stoffa appuntati nelle pagine).

In questo modo è possibile abbinare a un vestito accessori diversi, evitando gaffes. Per esempio la regina Elisabetta ha indossato al Chelsea Flower Show la mise già sfoggiata al matrimonio di Harry e Meghan, cambiando solo la spilla e togliendo il cappello. Inoltre la sovrana ordina di far risuolare le scarpe vecchie o aggredite dai corgi (gli unici che possano ficcare il naso nel suo guardaroba oltre allo staff). Recentemente ha persino fatto rinnovare la ceratura della sua giacca Barbour, declinando l’offerta della casa di produzione che voleva regalargliene una nuova. Un famoso abito da sera bianco, ornato di perline e uccelli ricamati, usato nel 2009 a Trinidad e Tobago, è stato rimesso a nuovo e i volatili sostituiti con foglie d’acero di cristalli. Il principe Filippo non è da meno: ha utilizzato diverse volte l’uniforme con cui si è sposato nel 1947 e ha fatto rimodernare un paio di pantaloni risalenti al 1957.

Nella Royal Family la principessa Anna usa da almeno 30 anni due cappotti che ama molto, mentre il principe Carlo ha recuperato un cappotto di tweed appartenuto a Giorgio VI. L’erede al trono ha detto in proposito: “Odio buttare via le cose senza provare a ripararle o a usarle per altro, quindi sarei molto contento se finalmente la nostra società andasse verso un’economia circolare”. Carlo, che si è vantato di possedere scarpe più vecchie dei suoi figli, ha aggiunto: “Faccio durare i miei abiti e accessori il più a lungo possibile con toppe e rammendi: in questo modo tendo a essere di moda una volta ogni 25 anni”. Parole dette da un uomo definito tra i più eleganti del pianeta. Anche Lady Diana, quando faceva ancora parte della Royal Family, seguiva l’esempio dell’ex marito. Un abito da sera di Catherine Walker Gown con le maniche lunghe, usato a un evento a Lisbona nel 1987, ricomparve un paio di anni dopo senza maniche.

Come non citare, poi, Kate Middleton? Non si contano più le volte in cui ha riciclato un abito per sé o per i suoi figli. Pensiamo, ad esempio, al McQueen a fiori nero senza maniche nel 2017 e con maniche aggiunte nel 2019, oppure il maglioncino di Harry fatto sfoggiare da Louis al Trooping The Colour 2019.

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