Sanremo 2021, il patron dell'Ariston ne ipotizza il rinvio: "Serve un'ampia riflessione"

In un'intervista concessa a Sanremo news il patron del Teatro Ariston, Walter Vacchino, ha anticipato le ipotesi formulate sulla possibile sospensione che il Festival di Sanremo 2021 potrebbe subire alla luce dell'emergenza coronavirus

Sanremo 2021, il patron dell'Ariston ne ipotizza il rinvio: "Serve un'ampia riflessione"

Dal 4 all'8 febbraio 2020 veniva trasmessa su Rai 1 la settantesima edizione del Festival di Sanremo, condotta da Amadeus, che aveva alla fine decretato la vittoria di Diodato con il brano Fai rumore. E in queste ore sono trapelate in rete alcune indiscrezioni sulle ipotesi formulate circa una possibile sospensione che potrebbe subire la settantunesima edizione della kermesse ligure prevista per il 2021, per via della pandemia di coronavirus. Che sono riportate in un'intervista esclusiva concessa a Sanremo news dal patron del Teatro Ariston di Sanremo -dove si tiene annualmente il Festival- Walter Vacchino. “Serve un’ampia riflessione -ha dichiarato l'intervistato, incalzato dalle domande sull'atteso Sanremo 2021-. Se la data di inizio febbraio non permette di fare un Festival con luci, lustrini e tutto il resto, allora può essere che si pensi di spostarlo in avanti di uno o due mesi. Ovviamente se tutto questo permette di essere più tranquilli per tutti i protagonisti. Dagli artisti agli addetti ai lavori e se la programmazione Rai lo può prevedere". E ha proseguito così: "L’altra ipotesi, quella più ottimistica, è che ai primi di febbraio la situazione sia tale da permettere, rispondendo a certe norme, di godersi lo spettacolo come in qualsiasi altro teatro. C’è un’ultima ipotesi che non voglio nemmeno tenere in considerazione".

Nel corso della sua ultima intervista, inoltre, non ha lesinato riferimenti alla pandemia, alludendo in particolare al contenuto di una conferenza in cui Bill Gates aveva previsto le conseguenze di una "guerra virologica" riconducibili a quelle dell'emergenza globale Covid-19. “Inizierei dalla conferenza stampa di Bill Gates del 2015. Durante la quale ha descritto un possibile scenario come quello che poi si è verificato con il coronavirus nel 2020 -ha aggiunto, incalzato sulle conseguenze della pandemia che sta subendo il mondo dello showbiz-. Com’è possibile che in un evento pubblico di tale portata se ne sia parlato e, poi, nulla sia stato fatto per fronteggiare evenienze di questo tipo?”.

E chiamato a riportare le sue sensazioni e riflessioni maturate nei difficili giorni di quarantena, disposta come misura antivirus, ha così concluso: “Il tempo ha una sua spazialità legata alla condizione umana. Qualche settimana è il nulla. Ma per una civiltà come la nostra è un’era, tutto quello che ci sta capitando è un’era. Ci sono milioni di persone segregate che possono uscire di casa solo grazie alla tecnologia e alle connessioni. Tutto questo è legato a uno spazio temporale che è diverso da quello che avevamo prima e lo utilizziamo in maniera differente.

Sono le due dimensioni. Quella del tempo che si è dilatata e quella dello spazio che si è ristretto. E noi siamo in mezzo. Fino a quando questo sistema ha un proprio equilibrio e una propria armonia possiamo far fronte”.

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