Una famiglia che fa scintille, da un quarto di secolo o giù di lì. Color del sole da capo a piedi, hanno calcato le scene per quasi 25 anni e, compiuti 500 episodi, sono schizzati via da Springfield per incontrare il fondatore di Wikileaks. Ma quei battibecchi che li hanno portati alla ribalta, gracchianti e ipnotici, oggi spiccano il volo nella vita reale: niente popò di meno che tra i loro doppiatori italiani. Ilaria Stagni (voce italiana di Bart) e Liù Bosisio (mamma Marge, già moglie in casa Fantozzi nei panni di Pina) abbandonano il cast. La ragione? Una vertiginosa decurtazione dello stipendio, un taglio del 67% impartito da Fox e Mediaset. Scelta sofferta che potrebbe spaccare definitivamente lo storico team.
La rauca matriarca di casa Simpson non ha dubbi: «La mia carriera c’è già stata – spiega –: io ho 76 anni. Se mi offrissero un bugdet diverso, potrei dare tutto in beneficienza. Ma chiedevo un contratto da 23 anni, per Marge, solo per non essere considerata una “pedina”». Per Lisa (Monica Ward, rimasta nel cast), «se non si trova un accordo, se Ilaria e Liù lasciano i Simpson, tanto vale mandare la serie in lingua originale». E papà Homer? Non si smentisce: praticone di poche parole, se telefoni al suo doppiatore fai un buco nell’acqua più tondo delle sue ciambelle.
Bart, invece, smette i panni dell’eterno bambino e dice di voler portare avanti una piccola lotta: «Sfatiamo un mito: noi non abbiamo un super stipendio, ma solo una piccola maggiorazione maturata dopo vent’anni anni di lavoro. Sono arrivati a proporci 500 euro netti a episodio: neanche quello che avrebbe previsto un contratto nazionale».
Ilaria Stagni, che significa uscire da Bart Simpson dopo 23 anni?
«Una gran brutta cosa. È stato un continuo studio: il mio Bart è stato praticamente identico all’originale di Nancy Cartright (la sua doppiatrice americana), ma l’ho anche “inventato”. Ho studiato sui miei figli, il primo in particolare: che difatti è venuto fuori un piccolo Bart».
Cosa le ha dato questo personaggio?
«Una gioia infinita. Venticinque anni lo vidi per la prima volta e lo trovai bruttino, non mi convinse. Ma mi ci affezionai subito: i Simpson erano “diversi”, un cartone animato graffiante, che con Bart ha finito col regalarmi una vera simbiosi. Ecco perché ci tengo a sottolineare che la mia non è una protesta sui soldi, ma una difesa della mia categoria. Lo spettacolo manda avanti qualunque cosa, specialmente in periodi come questo».
Cos’è che, di unico, pensa di avergli regalato lei?
«Nessuno è insostituibile. Ma io ho dato a Bart tutta me. C’è il mio spirito in lui. Sono io. Bart sono io». (ride).
È vero che si stanno già svolgendo dei provini per sostituirvi? Da chi sentiremo dire: "Ciucciati il calzino"?
«Si sta verificando un insperato delirio. Molte colleghe si stanno rifiutando di sostituirmi e le ho ringraziate pubblicamente. Ma i provini li sta facendo proprio Tonino Accolla (la voce di Homer, ndr): una completa mancanza di rispetto. I fan stanno scatenando una vera e propria guerra. Io stessa, senza la mia voce, preferirei guardare i Simpson in inglese coi sottotitoli».
Qual è il ricordo più bello che le lascia la famiglia Simpson?
«Una volta c’era una ricorrenza legata ai Simpson, a Milano. Per una notte intera, durante una maratona al cinema, noi doppiatori ci trovammo immersi in un bagno di folla incredibile: ci assegnarono dei bodyguard. Vissi una notte da diva, e grazie a Bart!».
A proposito di dive: lei ha doppiato Scarlett Johansson, Natalie Portman Winona Ryder. Una rassegna di star. Possibile che Bart, piccolo e bruttino, sia più speciale di loro?
«Certo. Loro sono molto plastiche, belle e brave. Lui lo coccolo: mi assomiglia di più perché, come lui, sono una gran pestifera».
Pensa che questa
«La speranza è sempre l’ultima a morire. Ma, per come si stanno mettendo le cose, sarà molto difficile. Io sono sempre pronta al dialogo, certo. A patto che almeno mi si chieda scusa».
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