Se Dalla canta con il "Drake" e Nuvolari. Un simposio in paradiso con le leggende

Marino Bartoletti fa dialogare i miti: Senna, Pantani, Baracca e Pavarotti

Se Dalla canta con il "Drake" e Nuvolari. Un simposio in paradiso con le leggende

Il ristoro è da qualche parte oltre l'arcobaleno. Si va di lambrusco e sangiovese. Non ci sono chef stellati e si mangia alla buona, bene, senza inganni. A capotavola c'è un vecchio burbero con gli occhiali scuri, che giura di essere stato pure lui ragazzo. Lo chiamano il Drake e la sua passione più antica è il melodramma. C'è stato un tempo in cui sognava di fare il tenore, poi si è ritrovato a far cantare i motori. I suoi ospiti hanno un cuore che batte ancora forte, perché hanno storie che non puoi smettere di raccontare. Perfino in paradiso li chiamano leggende.

Ognuno ha da qualche parte un suo pantheon. Sono i tuoi santi e non è detto che per forza li trovi in chiesa. Sono santi senza aureola, con qualche peccato da scontare e l'anima stropicciata. Non hanno la pretesa di insegnare la vita a nessuno e comunque, qualsiasi cosa questo voglia dire, sono morti.

Pensa, però, se te li ritrovassi davanti a chiacchierare, come se si aspettassero da tempo e solo adesso avessero avuto la sorte di incontrarsi o di riconoscersi. È un simposio, di quelli che a una certa età finisce per avere nostalgia. Cosa potrà raccontare Tazio Nuvolari a Ayrton Senna, magari con Lucio Dalla che in sottofondo finge di improvvisare un paio di canzoni? E cosa sente Francesco Baracca nel vedere un cavallino nero in scudo giallo sulla scocca rossa di una Ferrari ancora da immaginare?

Marino Bartoletti ti invita a La cena degli dèi (Gallucci editore, pagg. 352) e ci costruisce intorno un romanzo che ha il passo della favola e l'incanto delle grandi storie, che si sfiorano, si intrecciano e ti seducono, mettendo in scena chi non si è mai davvero preoccupato troppo di raccontarsi come un mito.

La cena degli dèi

È questo il punto, Bartoletti alcuni di loro li ha conosciuti viso a viso, ma pure gli altri li rende vicini, narrando speranze e fragilità, cadute e imprese. Forse si rivede un po' in Francangelo, angelo custode e factotum del Drake, che di questa cena tesse la trama. Chissà se i cherubini oltre alle ali hanno i baffi?

È che in questi tempi senza futuro e senza memoria ti viene la voglia di rintanarti altrove, per perderti in una serata dove non stai lì a contare le ore. Non chiamatela nostalgia. È solo fame di personaggi da cantare, perché ognuno dei commensali ha qualcosa da raccontare e se resti ad ascoltarli ti arriva uno squarcio di luce.

Alla cena ci ritrovi il pirata Marco Pantani e il Sic Simoncelli, Maria Callas e Luciano Pavarotti, Lady D. e Fabrizio Frizzi e Nuvolari, Senna, Baracca e soprattutto Enzo Ferrari. Allora riappaiono le strade della Mille Miglia, come quella volta che Tazio a 56 anni riportò la Ferrari a pezzi al vecchio amico, dopo milleseicento chilometri di allegra follia, ma ancora vivo.

Torna l'ultimo volo di Francesco Baracca, caduto per un colpo di mitragliatrice mentre sorvola il Piave. Una settimana prima era morto il suo rivale e amico Manfred von Richthofen. Una squadriglia di piloti italiani andrà a gettare fiori sulla Somme, lì dove il Barone Rosso è caduto.

La cena degli dèi - Cover

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