Se non sei di sinistra, ti danno contro. Chissà che quello politico non sia rimasto l'ultimo tabù dei rapper. In un mondo, come il loro, fatto di rime taglienti, di provocazioni e opinioni trancianti, sembra che certi muri ideologici non siano ancora stati abbattuti. Chi non si allinea al predominante pensiero progressista, insomma, meglio che non si esponga troppo. Ad aprire una breccia nell'ipocrisia che avvolge questa sottaciuta situazione è stato il rapper Emis Killa, uno dei più amati tra il pubblico dei giovanissimi.
Nell'intervista rilasciata al nuovo programma di Italia1, Buoni o cattivi, in onda ieri sera, l'artista ha affrontato l'argomento senza filtri, di petto. Rispondendo alla conduttrice Veronica Gentili, che gli chiedeva se un rapper potesse o meno permettersi di dichiararsi di destra o di sinistra, Emis Killa non ci ha pensato troppo e ha dichiarato: "Sono convinto che i rapper non siano tutti di sinistra, ma chi è di destra non lo può dire. Il mio è un ambiente molto di sinistra, quindi non c’è alcun problema per esempio a sputare sulla destra, ma se lo fai sulla sinistra ti danno contro". L’artista vimercatese, definitosi "apolitico", ha così restituito al pubblico l’immagine di un mondo in cui solo in apparenza è concesso dire e pensare di tutto senza filtri, dal momento che certe idee (quelle non di sinistra) faticano in realtà ad essere accettate dall’ambiente e a trovare spazio. Una tendenza non certo nuova per certi ambiti del mondo artistico.
Ma nella sua lunga intervista su Italia1, il rapper ha parlato anche d’altro. Della sua adolescenza non facile, ad esempio, e di un passato vissuto talvolta sul filo dell'illegalità. "Io sono stato un malandrino come lo si può essere a quell’età, quando si è molto giovani. Non ho mai avuto grossi guai con la legge, sono stato fortunato e intelligente da abbandonare presto quel treno e capire che non mi avrebbe mai portato da nessuna parte ma ho visto molti amici finire in galera o in comunità", ha dichiarato Emis Killa, confidando poi di aver vissuto in un contesto in cui è mancato il tempo trascorso con i genitori. "La mia famiglia l’ho vissuta più in strada che in casa. Oggi anche la nostra compagnia sarebbe stata definita una baby gang", ha detto.
Poi, calando la maschera, l'artista ha rivelato alla giornalista Veronica Gentili di avere una grande paura: quella di sopravvivere a sua figlia. "A svolte, senza motivo, ho una preoccupazione tale per lei che resto sveglio la notte.
Io sono incredibilmente apprensivo, quando sento delle brutte notizie in giro mi viene il magone. Questa cosa mi ha reso sensibile ai bambini, prima non lo ero. Quando hai figli, la tua visione di certe dinamiche cambia". Chi l'ha detto che i rapper non hanno un cuore?
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