È una serie che non avrebbe bisogno di presentazioni. L’unica che è riuscita a sdoganare il genere horror in tv e che ha lasciato un’impronta indelebile nella cultura pop di oggi e di domani. American Horror Story è una vera e propria istituzione per la tv americana. Fiore all’occhiello del network della F/x, negli Usa il primo episodio è stato trasmesso nel settembre del 2012, raccogliendo il plauso da parte di critica e pubblico. Una decade più tardi, la serie tv è ancora in onda. Dal 25 agosto, infatti, sono stati trasmessi i primi due episodi della stagione numero dieci. Un successo che è andato ben oltre il territorio americano.
Lo show ideato dal celebre Ryan Murphy, noto per Glee e Nip/Tuck, è arrivato anche qui in Italia. Prima è approdato sulle frequenze e in esclusiva su Sky. Dal primo settembre, invece, tutte e nove le stagioni di American Horror Story arricchiscono il catalogo di Star, della piattaforma di Disney+, per una lunghissima maratona.
Una serie che incute timore, che scava in profondità nell’animo umano, che rilegge storie vere e fatti realmente accaduti che hanno segnato il nostro tessuto sociale. Ma è anche una serie impudente, inusuale, politicizzante (tanto da criticare sia l’America di Obama che di Trump) e unica nel suo genere. Il segreto del suo successo? American Horror Story è stata capace di far leva su tutte le nostre paure più recondite.
Dieci anni di storie al limite dell’assurdo. Di cosa parla American Horror Story
L’idea di base è molto semplice. Ogni stagione viene concepita per avere una trama, un’ambientazione e un cast diverso. All’inizio non era previsto che lo show durasse per così tanto tempo, ma alla luce di indici di ascolto al di sopra della media – si parla di 3,14 milioni di telespettatori a episodio – sia il network che lo stesso creatore hanno deciso di investire nella serie tv. Serializzarla, però, era impossibile. Così l’intenzione di raccontare, stagione dopo stagione, una storia horror diversa. La prima ha come titolo Muder House. È ambienta ai giorni nostri a Los Angeles in una villa in cui una coppia è stata uccisa in circostanze misteriose. La seconda è Aysulm, che rispetto alla precedete, è ambientata negli anni ’60 in un ospedale psichiatrico, il Briacliff, in cui si dice che sia uno dei luoghi più infestati d’America.
Con la terza stagione la serie tv diventa pop e cool, raccontando in Coven la storia di una congrega di giovani streghe. Con Freak Show si vola negli anni ’50 durante la Grande Depressione alla corte di un circo itinerante. In Hotel si torna in California in un albergo stregato e dominato da una vampira assetata di sangue. Con Roanoke si ripete la formula della prima stagione, ma in forma di documentario. Con Cult la serie si sofferma sulla crisi isterica di massa dopo l'elezione del Presidente Donald Trump in una stagione poco incisiva e al di sotto delle aspettative. Lo show è tornato a incutere timore con Apocalypse, immaginando un mondo sconvolto da una guerra atomica e dominato dal figlio del demonio. In 1984, l’ultima stagione prodotta prima del Covid, la storia rilegge e si fa beffa dei film splatter anni ’80, ambientando la vicenda in un campo estivo in cui semina terrore un pericoloso killer.
Una serie da Oscar
Temi forti, questo è vero. Storie al limite, eccessive e inquietanti. Lo show, però, trova il modo di imporsi nel panorama televisivo anche per altri motivi. American Horror Story non avrebbe avuto lo stesso successo senza il suo folto cast di attori noti del panorama contemporaneo. Giovani e meno giovani che hanno prestato il volto ai criptici personaggi nati dalla fantasia di Ryan Murphy. Elencarli tutti? È un’impresa. Di sicuro è impossibile non menzionare Jessica Lange – che ha animato le prime quattro stagioni -, Lady Gaga – l’indimenticata Contessa della stagione cinque –, e poi Connie Britton, Dylan McDermott, Evan Peters, Sarah Paulson – presenza fissa dalla stagione numero due -, Zachary Quinto, Lily Rabe, e poi Katy Bates – celebre per il suo ruolo in Misery -, senza dimenticare Matt Bomer, Emma Roberts e Angela Bassett.
Premiata dalla critica, tanto da ricevere diverse recensioni positive, il New York Times è stato uno dei tanti magazine di settore che ha tessuto le lodi di American Horror Story, descrivendo lo show come "una storia che stimola le fantasie più oscure di donne e uomini. Uno spettacolo piacevole e avvincente, paradossale e dallo stile accattivante". Ma non è tutto. Vanta numerosi riconoscimenti, vincendo nel corso degli anni ben sedici Emmy Awards e due Golden Globe. Lady Gaga è stata l’unica donna a vincere un premio alla sua prima apparizione nella serie tv, scippando il riconoscimento all’amatissima Jessica Lange.
Le ossessioni di Ryan Murphy. Una serie che cita tutta la cultura pop
Con un cast di questo livello non si è mai letto in giro per il web di scontri e litigi sul set. Anzi, la stessa Jessica Lange ha affermato di sentirsi "lusingata" di essere diventa la musa di Ryan Murphy. Più che altro, la serie tv è balzata agli occhi di tutti perché è una continua citazione della storia televisiva e cinematografica che tanto piace al celebre creatore. Ad esempio, Ryan Murphy è sempre stato un grande appassionato di film horror e ha creato la serie pensando a Dark Shadows, programma degli anni ’60 che era solito vedere con sua nonna.
Tutta la quarta stagione è liberamente ispirata a Freaks Stanley, film del 1932. C’è una canzone che si sente spesso durante Asylum, la stagione due. "Dominique" è una hit del 1962 scritta da Jenine Deakers, soprannominata Suor Sorriso, che si è suicidata negli anni ’80 insieme alla sua compagna. Inoltre, tutto il ciclo di Hotel è un chiaro omaggio a Shining di Stanley Kubrick, dalle inquadrature fino alle musiche. E nella prima stagione, durante uno degli omicidi di Rubber Man, il personaggio piega la testa verso sinistra proprio come faceva Michael Myers in Halloween. In realtà, l’autore avrebbe voluto che l’assassino indossasse la maschera del celebre killer apparso al cinema, ma non è riuscito a ottenere i diritti dalla casa di produzione.
E poi… arrivano gli spin-off
In dieci anni di successi la serie tv è diventata un vero e proprio franchise. Ad American Horror Story è succeduto American Crime Story, in onda dal 2016. Condivide la stessa struttura antologica ma romanza molti fatti di cronaca nera. La prima stagione si è focalizzata sul caso di O.J. Simpson, la seconda su quello dello stilista Gianni Versace e il terzo – in arrivo negli States – si concentrerà sull’impeachment a Bill Clinton. Una quarta è già in fase di sviluppo e si dovrebbe concentrare sull’ascesa e la discesa del celebre Studio 54.
Dall’agosto del 2021, inoltre, è in onda un’altra serie tv collegata al franchise di Murphy.
Con il titolo di American Horror Stories, il creatore presenta al pubblico diverse storie di terrore – una per ogni episodio - ambientate però nello stesso universo narrativo di American Horror Story. Già rinnovata per una seconda stagione, i primi 7 episodi arrivano in Italia su Disney+ dall’8 settembre.Visualizza questo post su Instagram
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