«Partecipo al Grande Fratello per modificare la tv dall'interno» dice uno dei personaggi dell'ironica serie DeadSet quando ancora gli zombie della «finzione» non hanno fatto irruzione nella casa «reale» del GF per mangiarsi i partecipanti insieme agli ideatori e ai conduttori. Che poi è proprio quello che sta facendo scientificamente - svelando la mistificazione della rappresentazione del reale - il creatore della serie prodotta dall'inglese Channel 4 andata in onda su Mtv e da pochi giorni visibile in streaming gratuito su bonsai.tv in originale e con i sottotitoli italiani, il modo migliore per apprezzare la scrittura di un vero genio alla corte - purtroppo - solo di Sua Maestà. Sì perché Charlie Brooker, classe 1971 cresciuto nell'Oxfordshire, grazie soprattutto alla miniserie Black Mirror appena andata in onda su Sky Cinema 1 (che la replicherà lunedì 22 ed è sempre disponibile on demand), si sta confermando come uno dei più grandi scrittori di storie degli ultimi anni. Capace di ribaltare, svelandoli, i meccanismi sempre perversi del mondo dell'informazione, dei nuovi media, dei social network, della tecnologia, dei reality e quindi della tv stessa.
Naturalmente la visione che ci offre Brooker, dapprima negli anni '90 giovane recensore di videogame poi frizzante «columnist» del Guardian e dal 2000 creatore e animatore di programmi tv per Channel 4, non è mai - non può esserlo - consolatoria e tranquillizzante. Il mondo che ci racconta, magari appena filtrato dalla metafora rassicurante di un futuro distopico come nei due episodi di Black Mirror, 15 milioni di celebrità e Ricordi pericolosi, è quello che lui stesso ha descritto, tirando in ballo la desolazione e disperazione di Taxi Driver di Martin Scorsese, nel volume appena ripubblicato con i suoi articoli sul piccolo schermo: «In questi giorni, guardare la televisione è come stare seduti nella parte posteriore del taxi di Travis Bickle, un mondo spietato visto attraverso il finestrino».
Lo stesso che mette in scena nel primo episodio, il più sconvolgente di Black Mirror, Messaggio al Primo Ministro. Qui siamo in un Regno Unito ben riconoscibile e contemporaneo in cui il Primo Ministro viene svegliato dai suoi collaboratori per guardare un filmato in cui la figlia della Regina, la principessa Susannah, tenuta in ostaggio è costretta a lanciare un videomessaggio dove per la sua liberazione non chiede un riscatto ma «solo» che lo stesso Primo Ministro abbia un rapporto sessuale con un maiale in diretta tv con le regole di ripresa del Dogma 95 di Lars Von Trier, ossia niente finzione, pena la morte. Un plot da pervertiti potrà pensare qualcuno. Un capolavoro invece, come l'ha definito l'attento Gregorio Paolini, «sugli effetti collaterali della tecnologia che ha metabolizzato Swift, Orwell e Kubrick». Perché l'assurdità, unicamente apparente, della vicenda è solo uno stratagemma che consente a Brooker di mettere in piedi una quarantina di minuti inquietanti, profondi, pieni di riflessioni, ma anche adrenalinici senza quasi l'utilizzo di scene d'azione. È il mondo stesso dell'informazione, di Internet, della politica, dei sondaggi... a muoversi quasi meccanicamente ma estremamente velocemente e in maniera inarrestabile verso una spirale che porterà alle estreme conseguenze le decisioni del capo del Governo britannico con il «primo capolavoro del 21° Secolo» - come lo definisce il solito critico d'avanguardia - davanti a un miliardo e mezzo di spettatori. Perché, come dice un cittadino intervistato per strada dal Tg, «niente è troppo anormale per i primi ministri e i parlamentari, sono tutti dei pervertiti». Una frase di «finzione» in cui in queste ore magari molti italiani si potrebbero riconoscere.
E qui entra in scena l'altro, popolarissimo, Brooker. Quello dal ciuffo un po' ribelle che nel 2000 ha fondato la società Zeppotron, di proprietà Endemol, per produrre programmi d'intrattenimento per lo più comici.
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