Da pochissimo è scomparsa Carlotta, la figlia prediletta di Giovannino Guareschi. Speriamo abbia fatto in tempo a vedere almeno le bozze del decimo volume delle avventure di Don Camillo a fumetti intitolato La Volante. L'editore ReNoir, che ha pubblicato l'intera collana dei racconti sul prete di Brescello, in questa «puntata» ha voluto strafare e ne è uscito un libro imperdibile. Sì, perché in esso questa volta si sono cimentati alcuni dei disegnatori del «gotha» fumettistico italiano: Claudio Villa (celeberrimo autore delle copertine e dei poster di Tex), Giampiero Casertano (una delle firme di punta di Dylan Dog) e perfino Leo Ortolani, il papà di Rat-Man.
I racconti disegnati in questo volume comparvero agli inizi del 1949, anno in cui l'Italia entrò nel Patto Atlantico malgrado la strenua opposizione del solito Pci. I comunisti della Bassa, guidati dal sindaco Peppone, si uniscono alla protesta trinariciuta occupando un isolotto sul Po e proclamando il Patto Polare (ne senso del Po). Sempre in quell'anno fatale, il papa Pio XII lanciò uno storico messaggio di denuncia delle persecuzioni contro la libertà e invitò all'intervento umanitario in difesa di essa. Poiché tali persecuzioni provenivano da una parte ben precisa dello scenario mondiale, i rojos de noantri scatenano la consueta gazzarra contro le Forze Oscure della Reazione In Agguato. E Don Camillo si procura un potente altoparlante per sparare ai quattro venti il discorso registrato del papa.
Ma in quell'anno non ci sono solo le baruffe chiozzotte del prete e del sindaco divisi dall'ideologia. C'è anche la tragedia (una delle tante, in questa sventurata penisola) dei quindicimila bambini orfani o solo indigenti che vennero avviati negli Usa per essere adottati da coppie americane. Fu il tema di un cupo episodio del film di Vittorio De Sica (scritto da Cesare Zavattini) Il Giudizio Universale, con Alberto Sordi. Il film è del 1961 e, curiosamente, tra gli attori c'era anche Fernandel, che nel medesimo anno interpretava per la quarta volta Don Camillo.
Sempre nel 1949 una fabbrica milanese che vendeva macchinari all'estero pagava una sostanziosa trasferta agli operai che si offrivano per andare a impiantarli. Solo che, quando si trattava di Paesi oltrecortina, nessuno voleva andarci. Non mancò Guareschi di farlo notare ai cultori nostrani del «paradiso del lavoratori».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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