"Sono nero e non pago affitto". ​Il rapper che deride gli italiani

Su Youtube ha più di un milione e mezzo di visualizzazioni. E provoca: "Vogliamo le donne bianche, il Wi-Fi e anche lo stipendio…"

"Sono nero e non pago affitto". ​Il rapper che deride gli italiani

"Io non pago affitto… sono nero e non pago affitto". È una delle ultime provocazioni del rapper ganese "Bello FiGo". La canzone, se così possiamo definirla, spopola sul web. Su YouTube ha più di un milione e mezzo di visualizzazioni. Racconta la vita agiata e le pretese di alcuni giovani immigrati sbarcati sulle nostre coste: "Vogliamo le donne bianche, il Wi-Fi e anche lo stipendio…", rappa nel suo pezzo (guarda il video).

Alcuni italiani si indignano e lo condannano duramente. In questi periodi di crisi, dove molti connazionali vengono sfrattati e sono costretti a dormire in macchina o ad occupare alloggi abusivi, è dura sentirsi dire da un ventitreenne africano "Io dormo in un albergo a 4 stelle perché sono nero… Non mi sporco le mani perché sono negro", anche se il pezzo potrebbe essere sarcastico.

È un istigatore nato. "Gù" fa discutere, e non poco. Ci sa fare. Attorno alle sue canzoni demenziali è riuscito a creare un business non indifferente. Mentre i cittadini si adirano e si indignano, lui fa i soldi. E anche tanti. Sui social è seguitissimo: oltre 170mila mi piace sulla sua pagina facebook, 69mila follower su Instagram e 185mila iscritti sul canale youtube. Ha perfino creato un sito di shopping online dove si possono acquistare felpe, t-shirt e canotte stampate con la sua faccia alla modica cifra di 20euro. Viene ospitato nei salotti delle televisioni nazionali, chiamato per le serate nei locali dell’intera Penisola. E tutto grazie alle sue canzoni trash.

Capelli biondi platino, jeans a vita bassa, occhiali da sole, collane d’oro e il tatuaggio di Hello Kitty stampato sul petto. Ecco chi è Bello FiGo, il ventiquattrenne che fa impazzire i giovani italiani. E non solo. Qualcuno lo definisce un genio, altri un approfittatore che gioca e incassa sui problemi reali del Paese. È vero, l’arte deve essere e rimanere libera. Come la satira. Ma questa è arte? Oggi, in Italia, c’è poco da scherzare.

La povertà dilaga e la crisi sociale aumenta giorno dopo giorno. I cittadini sono alla fame e si ribellano. Non sopportano più la differenza di trattamento fra italiani ed extracomunitari. Loro coccolati e viziati, noi stremati: dallo Stato.

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