Le inquietudini della ricerca religiosa e le domande della fede messe a confronto, sposate e incarnate nella tensione e nell'esplorazione dell'azione drammatica. La natura di per sé rituale della scena rivela ancor più chiaramente il nervo spirituale, lo indica, lo accerchia, lo sorregge nel suo rimanere sospeso non solo per il tempo della rappresentazione, ma anche e soprattutto nella memoria e nell'immaginario.
Ecco alcuni degli obiettivi de «I Teatri del Sacro», il festival dedicato alla spiritualità che è stato presentato ieri a Milano, dove andrà in scena dal 17 novembre fino al 9 gennaio. Il Festival, che vede alla direzione artistica Fabrizio Fiaschini, è biennale e per questa settima edizione ha scelto il Teatro Oscar, dove «cinque spettacoli per una grande avventura dello spirito» daranno vita alla rassegna grazie all'incontro con la storica compagnia de «Gli Incamminati», e alla collaborazione con La Casa dello Spettatore, che cura la formazione del pubblico attraverso laboratori gratuiti e percorsi di visione creati intorno ai temi degli spettacoli: «Un impegno, etico ed estetico, di ascolto e di prossimità, in tempi così drammaticamente segnati dalla fragilità e dalla vulnerabilità», ha sottolineato Fiaschini. Dal 2009 a oggi il Festival ha prodotto oltre 100 nuovi spettacoli con un sostegno alle compagnie sia nella fase di creazione che di debutto e distribuzione a livello nazionale.
In cartellone a Milano ci saranno due prime nazionali e tre spettacoli premiati nelle edizioni precedenti, a partire da L'Acquasantissima di Fabrizio Pugliese, che aprirà il 17 novembre: la narrazione ricostruisce, grazie a un lavoro di ricerca durato anni, le dinamiche con cui le leggi sanguinarie dell'Onorata Società si appoggiano ad ancestrali riti di affiliazione, sicché a «proteggere» le stragi sono i santini della Madonna dei Polsi. Segue, il 25 novembre, Oibò sono morto, con Jacob Olesen e Giovanna Mori, surreale drammaturgia intitolata ai due autori scandinavi Jan Fridegård e Arto Paasilinna che, grazie alla storia d'amore tra due anime, ragiona sui confini tra il nostro mondo e l'aldilà. Infine, Il desiderio segreto dei fossili di mare de I Maniaci d'Amore, in scena il 2 dicembre: nessuno nasce e nessuno muore a Petronia, paese di 73 eterni abitanti in perenne sterile equilibrio, finché un marinaio crea un futuro possibile portando l'acqua e con essa il desiderio, il diverso, il divino. A chiudere la rassegna le due prime.
Il 17 dicembre una riflessione per quadri sul tema della misericordia, Materiali per la morte della zia di Bribude Teatro, che ci ricorda come persino il mercato delle onoranze funebri riservi a chi se le può permettere le sorprese del marketing, e ci sia un dietro le quinte in cui gli insepolti o gli ignoti se ne vanno senza alcun conforto e sèguito. Il 9 gennaio si chiude con Polittico della felicità del Teatro dei Venti, in cui le quattro virtù cardinali si fanno poesia, percorso, luce.
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