Su Amazon Prime "L'amore a domicilio", commedia sulla paura di rischiare

Un film di sufficiente gradevolezza e che, nel suo piccolo, mostra col sorriso come domare l'istinto di fuga, togliere il cuore dal cellophane ed esporsi alle stigmate dell'amore

Su Amazon Prime "L'amore a domicilio", commedia sulla paura di rischiare

"L'amore a domicilio" di Emiliano Corapi, saltata l'uscita al cinema ad Aprile, è ora direttamente su Amazon Prime Video. E' una commediola romantica (con concessioni al grottesco come al drammatico e con momenti da heist-movie, cioè da film di rapina), in cui si racconta, in modo ironico e mai banale, il disagio esistenziale di chi teme i sentimenti.

L'amore, si sa, arriva attraverso percorsi spesso imprevedibili ma non è detto che ci trovi pronti ad accoglierlo. Ci vuole il coraggio di viverlo. Quello che manca a individui come i protagonisti di "Amore a domicilio", diversissimi eppure entrambi disillusi di fronte alle frecce di Cupido.

Renato (Simone Liberati), giovane assicuratore, incontra per caso la disinibita Anna (Miriam Leone) che lo convince a offrirle un passaggio. Salito a casa di lei, i due si lasciano andare alla passione. Peccato che subito dopo emerga un particolare insospettabile: la ragazza era in permesso premio per sostenere un esame universitario ma ha da scontare due anni ai domiciliari per rapina a mano armata. Dopo un attimo di turbamento, Renato capisce di essere di fronte alla situazione ideale per chi, come lui, è da sempre terrorizzato all'idea di avere qualcosa o qualcuno di valore per l'ossessione di perderlo. Stavolta non ci sono rischi e può cedere al sentimento in tranquillità: ha la garanzia di una "cassaforte" da iniziare ad arredare mentalmente e materialmente a nido d'amore. Da parte sua Anna non ha nulla da perdere e, anzi, ci guadagna (in ordine temporale) un addetto alla soddisfazione sessuale, cene a domicilio, un tapis roulant, una tv al plasma e una mini-discoteca casalinga. Insomma, una serie di confort cui ora, dopo il lockdown, sappiamo tutti dare un rinnovato valore. Eppure resta una specie di anaffettiva, con l'indifferenza per divisa quotidiana.

Le figure genitoriali concorrono alla caratterizzazione di questa non-coppia: lei ha una madre (Anna Ferruzzo) che l'ha trascurata perché troppo presa da delusioni amorose seriali, lui un padre (Renato Marchetti) invecchiato anzitempo perché mai ripresosi dopo essere stato lasciato dalla moglie. E qui c'è tutta l'attualità del film: che l'atteggiamento e la vita vissuta dei propri riferimenti affettivi possano influenzare o compromettere lo sviluppo emotivo di una persona è possibile, ma diventa un problema quando un'intera generazione usa la faccenda come antidoto all'innamorarsi o come scusante per la propria incapacità di instaurare relazioni adulte. La precarietà economica è un altro inganno autoassolutorio che viene smontato dal buon Renato, per il quale i sacrifici in amore, per definizione, non sono tali e anzi possono servire a uscire dalla propria confort zone e a stabilire più sensate priorità.

Simone Liberati se la cava nell'interpretare l'evoluzione di un individuo goffo e dall'esistenza inquadrata, tutto educazione e pavidità. Così come Miriam Leone, broncio e sex appeal d'ordinanza, è credibile nei panni di Anna, accento catanese (natio per l'attrice), bellezza dimessa (a questo giro) e sfrontataggine seduttiva.

"Amore a domicilio" sa intrattenere ma non ci sono comicità pura, né sentimenti con la maiuscola o dramma acceso. Tutto è misurato e richiama l'intimorita titubanza con cui i due protagonisti si aprono piano piano a un'intimità che non sia quella sessuale.

Ciò detto, la pellicola ha il pregio di far riflettere sorridendo, alla larga da retorica e da cinismo, sullo spinoso tema del coraggio sentimentale.

Ricorrendo nel finale al verso dantesco "Amor, ch'a nullo amato amar perdona" non intende certo avvallare le speranze psicotiche d'ipotetici stalker, quanto sdoganare il valore della pazienza e della fiduciosa resilienza come espressioni fondamentali dell'ardore sentimentale. Non è poco per un così piccolo film.

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