"Suoniamo per aiutare. La politica non si muove per rilanciare la musica"

Il leader degli Stadio, Gaetano Curreri, parla al Sant'Orsola di Bologna: "Con noi Paolo Fresu e Noemi"

"Suoniamo per aiutare. La politica non si muove per rilanciare la musica"

Lui lo dice subito: «Siamo musicisti e, se vogliamo aiutare qualcuno, noi suoniamo». Stavolta lo fanno per tre ospedali, rispondendo con i fatti alle parole di tanti. Gaetano Curreri non è soltanto il leader degli Stadio, ma anche di una scena musicale che ha visto nascere intorno a Bologna brani difficili da dimenticare. Con Vasco Rossi o Lucio Dalla o tanti altri. Domani sera gli Stadio suonano proprio a Bologna sulla terrazza del Padiglione 23 del Policlinico Sant'Orsola. Loro lì da soli, viste le disposizioni anti Covid. Il pubblico più sotto, oppure collegato in streaming attraverso i social della band, del Policlinico Sant'Orsola, dell'Azienda Ospedaliera Cannizzaro di Catania e dell'Ospedale Umberto I di Siracusa. «Da anni ho un bel rapporto con molti medici del Sant'Orsola come Mario Cavazza, ex direttore del Pronto Soccorso rientrato dalla pensione subito dopo lo scoppio dell'epidemia». Durante la pandemia Curreri e il coraggioso Cavazza hanno girato insieme il video Noi come voi, una sorta di risposta alle immagini di Attenti al lupo pubblicate da infermieri, medici e impiegati dell'Ospedale Maggiore, sempre di Bologna. «A quel punto alla mia manager Laura Cordischi è venuta l'idea di fare un concerto e raccogliere fondi». Insomma gli Stadio ora sono pronti, anche se «è stata durissima mettere in sicurezza tutto», spiega lui che oggi compie 68 anni ma neppure ne parla.

Quindi, Curreri, i musicisti non sono soltanto «artisti che ci fanno tanto divertire», come ha detto il premier Conte tempo fa.

«Quando l'ho sentito, mi sono arrabbiato. Divertire? Ma come? Noi non facciamo soltanto divertire. Ad esempio, quando cantiamo Chiedi chi erano i Beatles, cantiamo le parole di uno dei grandi poeti del Novecento, Roberto Roversi. La musica apre la mente, aiuta a crescere, non è soltanto divertimento».

Però, Curreri, come mai le donazioni anche ai due ospedali siciliani?

«Beh, a Catania mi hanno salvato dopo la grande emorragia cerebrale che mi ha colpito nel 2003. L'intervento di quei medici è stato decisivo, senza di loro forse oggi sarei claudicante oppure non parlerei fluido come ora».

E l'ospedale Umberto I di Siracusa?

«Siracusa è la città della mia manager e l'idea è stata sua...».

Al concerto non sarete soli, nel senso che partecipano altri artisti.

«Ma non saranno lì, ovviamente».

Chi sono?

«Innanzitutto Paolo Fresu, con la sua tromba da Alghero. Poi il Solis String Quartet da Sorrento e infine ci sarà anche la mia figlioccia».

Ossia?

«Noemi. Lei girerà per Roma con il suo motorino cantando Vuoto a perdere. In pratica sarà un concerto che, con tutte le difficoltà di questo momento, unirà tutta l'Italia».

In questo momento la musica non se la sta passando troppo bene.

«Appunto. E servirebbe che qualcuno pensasse a come far ripartire un settore che è in ginocchio. La musica non può essere lasciata per ultima, anche perché è proprio con la musica che si può dare un segnale di ripartenza, di sana e controllata aggregazione. I concerti come siamo stati abituati a vederli, per ora non si possono fare. Ma qualcosa bisogna pur fare, altrimenti il settore sarà ancora più in difficoltà».

Che cosa?

«Ci si deve mettere a tavolino e capire come dare speranza anche a tutti quei lavoratori nel mondo della musica che sono rimasti senza lavoro».

Qualcosa potreste fare anche voi.

«Tra di noi c'è una sorta di mutuo soccorso. E io, se me lo chiedessero, non avrei problemi a suonare anche a casa del mio pubblico, anche a casa tua oppure nei cortili. In tv sento destra e sinistra che parlano, ma per questo ambiente bisogna fare, non parlare».

Insomma lei ha lo stesso spirito di quando ha iniziato.

«Non a caso, gli Stadio appena è stato possibile hanno riacceso i motori».

A proposito di esordi, Vasco Rossi ha ricordato giorni fa la sua prima canzone dedicata a Silvia.

«Me la ricordo bene, Silvia, era una delle ragazzine che giravano per Zocca e Vasco l'aveva notata perché aveva proprio l'adolescenza che stava sbocciando. Credo che ci fosse anche a Modena Park.

Vasco ed io ne parlavamo proprio l'altro giorno. Non si aspettava tanto entusiasmo per il ricordo di Silvia e mi ha detto una cosa sulla quale sono d'accordissimo: ancora più di ieri, la gente oggi ha bisogno di cose semplici per emozionarsi».

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