«Il maestro sta abbastanza bene. Naturalmente non è stato in grado di venire a Milano, ma per telefono lo abbiamo sentito ed è tutto a posto». Così il manager Francesco Cattini parla di Franco Battiato, la cui malattia è sempre più misteriosa. Il compositore Roberto Ferri - che possiede un brano inedito di Battiato - pochi giorni fa in un'intervista diceva «tengono in vita un morto».
In attesa di notizie più precise Battiato pubblica il suo nuovo album, dal significativo titolo Torneremo ancora, che è anche il titolo del brano inedito qui contenuto. Ma attenzione, questa non è la solita raccolta di successi, è il disco che celebra la tournée del 2017 con la Royal Philarmonic Concert Orchestra. Un disco «sinfonico» in cui Battiato si rimette in gioco arrangiando - come sempre con scrupolosità quasi maniacale - i suoi pezzi, da Come un cammello in una grondaia a Prospettiva Nevsky, da La cura a I treni di Tozeur, con un impatto classico. È musica senza confini, musica trascendente che esterna il bisogno di Battiato di unire il visibile e l'invisibile. «Eravamo animati - dice Cattini - dal desiderio di proporre un concerto con contenuti inediti, che oltre all'eccezionale livello artistico dei protagonisti celebrasse anche il trittico cinematografico di Battiato» (che tra l'altro ha completato la sceneggiatura di un film dedicato a Handel).
L'inedita Torneremo ancora è stata scritta in collaborazione con Juri Camisasca, uno dei cantautori e autori più alternativi della nostra scena musicale. «Il brano nasce dalla consapevolezza - scrive Camisasca - che tutti noi siamo esseri spirituali in cammino verso la liberazione. La trasmigrazione delle anime in transito verso la purificazione è l'idea di base che ispira questa canzone». Un brano che avrebbe dovuto intitolarsi I migranti di Gamden e che è nato quando Caterina Caselli chiese a Battiato di scrivere qualcosa per Bocelli. Un Battiato sempre più spirituale quindi che - a detta del suo alter ego e collaboratore dal 1974 Pino Pischetola - «si è emozionato tantissimo dopo aver ascoltato l'album completo». Di emozione parla anche il maestro Guaitoli, direttore della Royal Philarmonic Concert Orchestra: «Aver visto Franco stesso commuoversi durante l'ascolto finale dell'intero disco è stata la conferma che un lavoro importante era stato fatto, dando vita a un documento che rende onore alla sua straordinaria carriera». Una cosa è chiara: senza l'approvazione di Battiato, che non molla sulla perfezione della singola intonazione e di ogni singolo fraseggio, l'album non sarebbe mai stato pubblicato. «Lui compone tutto maniacalmente e alla perfezione via computer con il sistema di campionamento detto Venosa - dice il suo staff - e da lì non si sfugge. Poi la musica viene elaborata da lui per orchestra o per la band». Pochi spaziano attraverso i generi e gli stili come Battiato. Ricordiamo che ai tempi di L'imboscata e La cura era innamorato di band come gli Smashing Pumpkins. Fece quindi un album di rock e avanguardia come Gommalacca e poi ripiegò sulle cover di altri artisti per quartetto d'archi. Come si sa, Battiato non tiene nessuna composizione nei suoi cassetti. «Non è come Tartini, che sognò e in seguito compose Il trillo dei Diavolo - dice Cattini - lui componeva e subito incideva». Non ci sarà dunque la consueta valanga di inediti, anche se in contemporanea a questo album esce la trilogia di Fleurs in vinile colorato in edizione limitata.
Rispetto ai concerti sono rimasti fuori sei o sette brani, ma «volano nell'aria», dicono gli amici-collaboratori di Battiato, e non verranno pubblicati. Rimane l'inedito annunciato da Ferri...
C'è la conferma che il pezzo è cantato da Battiato, che pare l'abbia scritto per un altro cantautore. C'è la conferma della sua collaborazione con Ferri che, però, da Pischetola non viene definito un vero collaboratore di Battiato. «Negli ultimi vent'anni non l'ho mai visto, so che ha un rapporto personale con Franco».
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