Ted Chiang, se la fantascienza varca la porta di una dimensione più "umana"

Storie brevi su «mondi diversi» in cui i temi-chiave sono però vita, paura, dolore...

Se si cerca la fantascienza classica, fatta di astronavi, mondi conquistati, battaglie intergalattiche o di un futuro distopico e oscuro questo libro non deve essere letto. Se la volontà del lettore è quella di immergersi in tecnologie e sperimentazioni finalizzate a una trasformazione dell'uomo verso una macchina sempre più perfetta e capace di una longevità che non gli appartiene, questa raccolta non è da avvicinare.

La fantascienza se proprio dobbiamo utilizzare questo termine per designare un genere letterario sempre presente sugli scaffali che viene proposta da Ted Chiang va oltre qualsiasi immaginazione e categoria, ritagliandosi un vero e proprio spazio a sé in cui trovare domande senza risposte e risposte senza domande dirette, creando uno stallo emozionale come pochi.

L'autore di questa raccolta di racconti, Respiro (Frassinelli), è uno dei più apprezzati scrittori di fantascienza viventi. Con i suoi racconti e romanzi brevi ha vinto in più di un'occasione i premi «Nebula» e «Hugo» (curiosamente, ha rifiutato un «Hugo» perché il racconto candidato era stato pubblicato troppo in fretta e non era riuscito come avrebbe voluto) e il suo racconto Storie della tua vita è stato tradotto al cinema da Denis Villeneuve nel film del 2016 Arrival (che ha avuto grande successo e ha fatto conoscere al mondo quello che è ormai diventato un vero autore di culto).

In Respiro ci si confronta con una scrittura limpida, veramente libera da canoni stilistici, spesso imposti dal genere a cui appartiene, che è in grado di catturare e attirare a sé il lettore che viene catapultato davanti a grandi temi che non hanno dimensione spazio temporale che non sia l'uomo stesso.

Il valore dell'esistenza, il «vivere» perché qualcosa sia trasmesso, resti, esista al di là di noi, l'ineluttabilità del destino a volte e la capacità di saper accettare il proprio posto nell'universo, la paura e il dolore della morte, la necessità della memoria, del sapere, e volere, comunicare attraverso nuovi sistemi che siano connettivi dell'incapacità sociale di tale atto, sono solo alcuni dei punti trattati con grande maestria.

Ogni episodio di quest'analisi umana contenuta nella narrazione è un elemento di un puzzle in costruzione che affresca quello che già stiamo vivendo, come la realtà virtuale delle piattaforme social in cui agire on line e off line; l'educazione e la responsabilità verso figli, creature digitali e noi stessi; il concetto stesso di uomo al centro di un universo che lo ignora profondamente e che lo stesso genere umano sta tentando di comprendere attraverso la creazione di un proprio universo terrestre fatto di rapporti interpersonali (sempre più sconnessi) e tecnologia che mette di fronte alla responsabilità stessa del suo uso e dell'uso della propria esistenza che troppo spesso conduce a errori irreparabili.

«Perdona e dimentica, si usa dire, e ai nostri magnanimi Io idealizzati effettivamente non occorre altro. Ma per il nostro vero Io, la relazione fra queste due azioni non è così scontata. Nella maggior parte dei casi, prima di riuscire a perdonare dobbiamo dimenticare almeno un po'». Dimenticare di non essere involucri vuoti, di essere umani in un'accezione banale e che ci discosta dal nostro posto sulla terra, perdonare e perdonarsi...

ecco, il nucleo portante di questa raccolta è forse una struttura che possiamo definire spirituale, che riesce a smuovere il nostro inconscio più nascosto, le nostre paure, per farci davvero interrogare su quale spirito abita il nostro guscio. Noi, uomini, troppo spesso confusi con macchine.

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