Il 2016 è quasi alle spalle e si porta con sé la tragedia dei terremoti che negli ultimi mesi hanno devastato il nostro bel Paese. La scia di rovine e la costante emergenza umana ci impongono di ragionare seriamente su come affrontare la ricostruzione. Nelle catastrofi italiane si legge l'incapacità di ricostruire degnamente ciò che la natura ha offeso. Dal Belice, all'Irpinia o a L'Aquila, eccetto per il Friuli, il nostro Paese ancora adesso non ha terminato di rimettere a posto opere d'arte che fanno dell'Italia il luogo, al mondo, con più siti patrimonio dell'Unesco. Prima il dramma, poi le promesse e infine lo sgomento nel vedere ancora i nostri monumenti dimenticati. Le risorse pubbliche non bastano per mettere in sicurezza o per ristrutturare. Un giorno mi trovavo a L'Aquila con degli imprenditori. Mi fecero vedere alcune parti della città ancora devastate, dicendomi che si erano resi disponibili a finanziare la ristrutturazione ma che alcuni cavilli burocratici lo impedivano.
Cosa auguro al 2017? La capacità della politica di aprire le porte a quei privati volenterosi di legarsi con il mecenatismo al loro territorio e l'intelligenza di renderlo possibile come unica strada che ci potrà salvare dalla inedia pubblica incapace di tutelare il nostro patrimonio.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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