Tommaso Paradiso ha lasciato la band e apriti cielo. Dal suo annuncio su Instagram di martedì sera, sui social e sul web si è parlato forse più dei Thegiornalisti che del nuovo partito di Renzi e di tutti gli scompensi politici che ha provocato. Risultato: una vicenda significativa del nostro pop ha rischiato di esser scambiata per un evento di portata nazionale. Dopotutto la massiccia invasività di Twitter o Facebook nella vita quotidiana dilata la percezione diffusa di una notizia. In sostanza, se è molto chiacchierata sui social, sembra che tutti anche per strada o al bar ne parlino. Naturalmente non è così (per fortuna). In ogni caso, l'uscita di Tommaso Paradiso dai Thegiornalisti è stata uno choc, anche se non è una sorpresa.
Le voci di crisi si sono rincorse per mesi e, a giudicare dai resoconti di chi ha assistito al loro ultimo concerto al Circo Massimo di Roma, la tensione tra i membri della band era percepibile anche sul palco. Però nessuno si aspettava un esito così repentino. «Thegiornalisti per quel che mi riguarda non esistono più», ha certificato Paradiso, sottolineando di aver scritto tutto, ossia «testi e musica di ogni singola canzone da Io non esisto a Maradona y Pelé». Una considerazione che ha scatenato la replica furiosa del chitarrista Marco Antonio «Rissa» Musella: «Se ognuno può scrivere quello che vuole sui social, io dichiaro di aver scritto tutte le canzoni dei Rolling Stones». Una uscita evidentemente polemica che denota un malumore covato per tanto tempo. Lo stesso «Rissa» ha poi rilevato che «né io né Marco Primavera (l'altro componente della band, il più «silenzioso» in questa fase - ndr) possiamo entrare e sbloccare i commenti sulla pagina Instagram dei Thegiornalisti».
In sostanza, secondo lui, «ci hanno tolto le password», a conferma che i social sono ormai la piazza sulla quale si può litigare pubblicamente, creando ulteriori tensioni, polarizzando il pubblico, aggiungendo polemica a polemica. La storia di una band raccontata con le stories su Instagram. Nelle sue, Tommaso Paradiso ha scritto che «sono stato male, per vivere bisogna stare bene, trovarsi in armonia altrimenti un sogno può diventare un incubo. Non sono in grado di vivere in un clima di tensione né a casa, né al lavoro, né in macchina né in qualsiasi altra parte del pianeta». Come non capirlo.
In questi anni i Thegiornalisti sono passati dai piccoli locali di Roma e dintorni ai primi posti delle classifiche. Hanno creato un «brand» fatto di pop direttamente collegato agli anni Ottanta, talvolta quasi «vendittiano», comunque capace di sfornare tormentoni come quella Felicità puttana che la scorsa estate si è imposta anche grazie al verso «ti mando un vocale di dieci minuti soltanto per dirti quanto sono felice». La forza degli autori musicali, dopotutto, è quella di creare anche slogan vincenti come questo. Insomma, i Thegiornalisti sono stati la favola pop più luminosa degli ultimi anni, hanno diluito in qualche stagione la botta di successo che i Lùnapop hanno avuto in un solo anno a cavallo tra la fine del Novecento e l'inizio del Duemila (senza far paragoni, sia chiaro, sono epoche e stili diversi). Adesso i Thegiornalisti superstiti hanno annunciato sia direttamente che attraverso il loro nuovo manager Giuseppe Cavallaro che la band va avanti, che «ci sono degli inediti e molte belle cose che accadranno ancora».
Di certo,
hanno bisogno di un nuovo cantante e qualcuno ipotizza possa essere Leo Pari, cantautore di razza e da anni collaboratore del gruppo. Vedremo. Però, sia chiaro, è difficile che una bella favola abbia anche la seconda puntata.
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