È impossibile negare l’evidenza. Diego Armando Maradona è riconosciuto come uno tra i calciatori più celebri e talentuosi del nostro tempo. Nella sua vita è stato dirigente sportivo e allenatore, ma prima è stato un centrocampista caparbio e di una bravura incredibile. Nel 1986 ha permesso all’Argentina di vincere la Coppa del Mondo e nel corso della sua carriera è stato un giocatore molto ambito, arrivando a essere la punta di diamante del Barcellona, del Siviglia e del Napoli. Un uomo che nel privato ha avuto un’esistenza difficile, costellata da vizi, droga e storie d’amore da copertina. È morto nel novembre del 2020 ed è conosciuto e apprezzato per le sue doti calcistiche ma criticato per i suoi eccessi. E ora a raccontare i trionfi e le sconfitte di Maradona ci pensa una serie tv, disponibile su Amazon Prime Video dal 29 ottobre 2021, dal titolo Maradona – Sogno benedetto.
Una produzione di ampio respiro che in dieci episodi da un’ora ciascuno - i primi cinque sono già disponibili in catalogo mentre gli altri arrivano ogni venerdì dal 5 novembre – alza il velo sulla vita pubblica e privata del Pibe de Oro. Miscelando la tecnica del documentario, con stralci di giornale e filmati d’epoca, a una narrazione tipica di una soap-opera, la serie tv su Maradona racconta la vita del calciatore dentro e fuori lo schermo. Di per sé il progetto è curato nella regia e nella messa in scena, ma resta comunque una serie fredda, algida e per nulla coinvolgente che tratteggia solo il Maradona all’ombra del suo stesso successo.
Il sogno benedetto de Il Pibe de Oro, di cosa parla la serie tv
Ordinata ufficialmente nel 2019 ma entrata in produzione solo a metà nel 2020 causa pandemia, la serie tv sulla vita di Maradona arriva dopo ben due documentari sul calciatore argentino e il film del 2007, La Mano di Dio, diretto da Marco Risi. L’adattamento televisivo imbocca immediatamente la strada del racconto di formazione. Alle imprese calcistiche fa da sfondo un imperfetto ritratto di un uomo che, prima di essere stato uno sportivo, era un giovane pieno di sogni e di aspirazioni. I sogni di Maradona, nonostante tutto, sono diventati realtà ma il successo è stato anche la sua stessa condanna. La vicenda comincia in un momento ben preciso della vita di Maradona. Le prime immagini della serie tv immortalano un giocatore che cammina da solo su una spiaggia durante un temporale.
Ha quarant’anni, è affaticato, è appesantito, e provato da una vita vissuta al limite. Maradona guarda l’orizzonte con uno sguardo assente. Subito dopo si accascia al suolo e dal suo manager viene condotto in ospedale per essere ricoverato in seguito a un'overdose di cocaina. Da quel momento in poi il racconto compie un salto indietro nel tempo. Il pubblico conosce un giovane Maradona che compie i primi passi nella realtà calcistica dell’epoca. È un bambino di belle speranze, vissuto nella periferia più povera di Buenos Aires e in una famiglia umile. Con una madre amorevole che da sempre ha creduto nel talento del figlio, e con un padre (ex peronista) che ha spinto la carriera del piccolo fenomeno. Dall’esperienza nell’Argentina juniores fino ai grandi big del calcio. Sono tre gli attori scelti per interpretare Maradona. Tre, infatti, sono le fasce d’età su cui si focalizza la narrazione.
Superstar globale ma alcolista e tossicomane
Fin dalle prime immagini che sono trapelate dal trailer si intuisce il percorso che intraprende la serie tv. Maradona non prende le distanze dal pennellare la storia di un ragazzino che è diventato un fenomeno del calcio mondiale, allo stesso tempo non prende neanche le distanze dal tratteggiare i vizi che lo sportivo ha dovuto affrontare nell’arco della sua vita. Dal racconto emerge una fotografia ambivalente del Pibe de oro. Da una parte c’è l’uomo con una passione e un sogno da realizzare, dall’altro c’è l’immagine di un ragazzino che è dovuto crescere troppo in fretta per stare al passo di chi, rispetto a lui, voleva vivere attraverso la sua fama.
Di talento si può vivere e Maradona poteva farlo con le sue sole forze. Ha talento da vendere come è consapevole di essere il migliore nella disciplina calcistica. Nel corso del tempo, però, anche a causa di un padre e di un manager che hanno pensato solo ai loro interessi, Maradona perde la sua identità e quell’alone da bravo ragazzo. Chiede troppo a se stesso, cercando più soldi, più fama, più ingaggi, cadendo vittima poi nella spirale della droga e dell’alcol. Il successo ha decretato anche la fine della carriera di Maradona, ma la sua stella ha continuato a brillare. A parlare non sono state più le sue imprese calcistiche ma soprattutto i suoi guai con la legge, le beghe familiari e le corse in ospedale.
Una serie tv che "sarebbe piaciuta" a Maradona
Diffusa in ben 240 Paesi, in Argentina la serie è stata accolta con tepore perché l’entourage dell’ex calciatore afferma che gli sceneggiatori si sono presi troppe libertà narrative, discostandosi troppo dalla realtà dei fatti. Uno degli attori protagonisti, in un recente intervista che è stata rilasciata a La Rep, prende le difese del progetto così tanto criticato. "Maradona lo avrebbe apprezzato molto – rivela Nicolas Goldshmidt che interpreta il calciatore durante l’età adulta -. Le critiche però le accetto. Ero consapevole che sarebbero arrivate. Sono tante le cose che non si conoscono della sua vita ed è giusto trattare anche argomenti così privati e intimi".
La corsa in tribunale dell’ex moglie
I problemi maggiori arrivavo da Claudia Villafane, l’ex moglie del calciatore, la quale avrebbe già inviato una diffida ai produttori della serie tv. Secondo quanto è trapelato in rete, la donna avrebbe chiesto di cancellare alcune scene perché ritenute troppo estreme perché "ledono il ricordo di Maradona". La richiesta pare che non sia stata presa in considerazione dalla produzione, ma la Villafane non avrebbe intensione di lasciar correre. Infatti sarebbe disposta a trascinare tutti in tribunale.
Il mito di Maradona nella cultura pop di oggi
È un dato di fatto che sia una figura molto controversa quella del Pibe de Oro. Questo però non ha impedito a cristallizzare il mito del calciatore nel cuore dei fan. A Napoli, ad esempio, essere estimatori di Maradona è una passione che si tramanda di padre in figlio. Nella città partenopea essere tifosi del Napoli è uno stile di vita ma, oggi, se la squadra ha raggiunto vette così alte lo si deve proprio a lui. Al calciatore sono dedicati quartieri e murales. Alla notizia della sua morte, avvenuta durante il periodo di infezione maggiore da Covid per la regione Campania, tutta la città si è mossa con cori da stadio, sfidando persino le restrizioni, pur di celebrare il calciatore.
È un mito con tutti i suoi pro e contro. Di calciatori come lui non ne esistono più. Alla stregua c’è solo Pelè. Dalla FIFA è stato eletto come il Miglior Giocatore del XX secolo, nel 1993 ha vinto anche il titolo di calciatore argentino più bravo di sempre, e la FIFA Word Cup lo ha inserito tra gli undici centrocampisti che hanno fatto la storia dei Mondiali. Iconico e, appunto, controverso. Nella realtà è sempre stato un uomo eccentrico.
Sospeso più volte perché ha giocato sotto l’uso di sostante stimolanti, è tornato a giocare per un breve periodo ritirandosi solo 1997. Ma i suoi eccessi non sono andati in pensione. È morto a 60 anni dopo un’operazione al cervello.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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