U2, debutto mondiale del tour The Joshua Tree 2017

Gli U2 hanno iniziato in Canada il tour mondiale che celebra i 30 anni di The Joshua Tree, il disco che ha cambiato la loro storia e un po' anche il rock degli anni 80. Quarantamila persone, tutto esaurito al BC Place di Vancouver

U2, debutto mondiale del tour The Joshua Tree 2017

da Vancouver

Concisi e concettosi. Gli U2 hanno iniziato ieri al BC Place di Vancouver il loro tour mondiale che celebra i 30 anni di The Joshua Tree, il disco che ha cambiato la loro storia e un po' anche il rock degli anni 80. In questo stadio coperto ci sono quarantamila persone, tutto esaurito. La band di supporto sono i Mumford & Sons, peraltro spariti subito nel dimenticatoio finché Bono non li ha ricordati prima dei bis. E soprattutto c'è la più grande band vivente del rock (i Rolling Stones sono ormai sopravviventi in zona leggenda), ossia gli U2 che sono obbligati ogni volta a superare loro stessi per non deludere il pubblico. Un concerto piuttosto veloce: settanta minuti, esclusi i bis che sono peraltro molti.

Palco semplicissimo e diviso in due. Quello più grande è sottile e lineare e serve più che altro da supporto a un gigantesco megaschermo ondulato, uno dei più grandi mai visti in circolazione. E poi c'è il palco più piccolo, che è in mezzo al pubblico e si raggiunge con una passerella. Qui Larry Mullen arriva senza farsi annunciare, si siede alla batteria e, tatatata, inizia Sunday bloody sunday mentre si aggiungono anche gli altri. Poi A sort of homecoming da Unforgettable fire e parte il vero tributo a The Joshua Tree con In the name of love, Where the streets have no name, Still haven't found e via così.

Un concerto essenziale che soltanto alla fine, specialmente nei bis, si concede ai soliti appelli alla solidarietà e al potere della democrazia (Bono fa cantare al pubblico la frase "The power of the people is so much stronger than the people in power", che tradotto diventa un prevedibile "il potere degli uomini è molto più forte degli uomini al potere". C'è persino una lunga sfilata di foto di figure femminili che "hanno fatto tanto per i diritti dellle donne" e fa un certo effettovedere Rosa Parks o Patti Smith di fianco ad Angela Merkel e a Christine Lagarde, che è il direttore del Fondo Monetario Internazionale.

Poi la band attacca i superclassici come One e Miss Sarajevo (con la voce di Pavarotti) e chiude suonando per la prima volta The little

things that give you away, un brano inedito ma non memorabile. Infine tanti saluti a luci accese, mentre tra il pubblico che esce c'è qualche faccia scontenta. Vedremo come andrà all'Olimpico di Roma il 15 e il 16 luglio

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