Si annuncia come un pugno dritto allo stomaco il documentario "Robin's Wish" che ripercorre gli ultimi giorni di vita di Robin Williams. Il cortometraggio, diretto da Tyler Norwood, uscirà negli Stati Uniti martedì 1 settembre ed è pronto a mostrare per la prima volta la lotta dell'attore contro la demenza da Corpi di Lewy. Un doloroso viaggio a ritroso nel tempo nel quale la moglie, Susan Schneider Williams, ha svelato retroscena strazianti dei giorni antecedenti al suicidio.
Il docufilm arriva a sei anni esatti dalla morte dell'attore statunitense. L’11 agosto 2014 Robin Williams è stato trovato impiccato nella sua villa a Paradise Cay, in California. Un gesto estremo compiuto dall'attore che secondo l’autopsia è morto per asfissia, conseguenza dell’impiccagione. A gettarlo nello sconforto il repentino declino della malattia scoperta nel 2013, la demenza diffusa del corpo di Lewy, una patologia neurodegenerativa che porta allo squilibrio mentale. "Con questo documentario ho voluto chiudere il cerchio e onorare la memoria di Robin - ha spiegato il regista Norwood in una conferenza - Per il mondo intero sarà un momento per guardare più in profondità nel carattere ispiratore e nelle esperienze vissute di un uomo davvero incredibile, qualcuno che ha toccato il cuore di tutti noi. Spero che faremo del bene al mondo, mostrando quello che stava attraversando Robin".
Il documentario "Robin's Wish" ha ricostruito gli ultimi giorni di vita di uno degli attori più brillanti e amati del panorama cinematografico mondiale, attraverso le confessioni e i contributi degli attori, dei registi e dei medici che lo videro nell'ultimo anno. Tra loro il regista Shawn Levy che lo diresse nella sua ultima pellicola "Notte al museo - Il segreto del faraone" e che si accorse - durante le riprese - del peggioramento di Williams: "Sul set fu chiaro a tutti che qualcosa non andava in lui".
E' stata soprattutto la moglie Susan Schnieder a raccontare il dramma vissuto e il tragico declino di Robin Williams: "La sua andatura era lenta e claudicante e a volte non riusciva a muoversi e quando ne usciva, era frustato. La cosa peggiore era quando si bloccava mentre parlava, perché non riusciva a trovare le parole. Aveva problemi di vista, non riusciva a valutare ne la distanza, ne la profondità. Era sempre confuso, poi gli hanno diagnosticato la malattia. Lo sapeva, era cosciente del brutto male che aveva, ma cercava sempre di controllarsi.
L’ultimo mese, non ce la faceva più ed è così che è arrivata la caduta finale". A pochi giorni dall'anniversario dalla scomparsa, però, la moglie svela: "Abbiamo sofferto tanto per la sua decisione, tutta la famiglia, ma l’ho perdonato, non posso rinfacciargli nulla. Per me, è stato il miglior uomo che io abbia mai conosciuto".
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