"Umani, non politici. Ecco il nostro disco in cerca di Contatto"

Il leader Sangiorgi: "Il filo conduttore dei brani è il cambiamento che viviamo"

"Umani, non politici. Ecco il nostro disco in cerca di Contatto"

Accipicchia come si infervora. Si capisce subito che Giuliano Sangiorgi ha vissuto tra le pieghe dell'animo questo disco dei Negramaro, che esce oggi e per titolo si ritrova una delle parole tabù di questi tempi: Contatto. «Andro (ossia Andrea Mariano, pianoforte e tastiera - ndr) dice che questo è il disco della maturità. Invece per me è quello della immaturità», dice Sangiorgi riferendosi ai testi più che alla musica, tutt'altro che adolescenziale. «Mi sono stancato di non rispondere agli attacchi sui social o di usare un tono troppo educato oppure di leggere zitto tu, fai il cantante e basta». In effetti è ridicolo che, proprio mentre tutti possono pubblicamente (s)parlare di tutto, si impedisca la libertà di esprimersi a chi ne ha fatto una ragione artistica. «Ho taciuto troppo e questo disco è la risposta. Volete che faccia solo il cantante? Bene, allora vi rispondo cantando. Per parafrasare i grandissimi Pooh, che hanno appena perso il grande Stefano D'Orazio, il nostro post è qui. Sulla copertina, che è nata dalla nostra collaborazione con Amin Farah di Theblacklab, ci sono quattro umanoidi che con le loro ombre definiscono una farfalla. E il battito d'ala di questa farfalla per noi è un tornado».

In questo tornado di dodici canzoni fortemente incastrate sulla base ritmica di basso e batteria, ci sono storie e arrangiamenti diversi, ma il filo conduttore è lo stesso, non a caso è un concept album alla maniera degli anni Settanta: «Abbiano iniziato a scriverlo un anno e mezzo fa e poi, con la pandemia, è venuto chiaro a tutti che il titolo fosse proprio Contatto». Il contatto con sua figlia Stella in Devi solo ballare o con la realtà più vergognosa della violazione di diritti umani (L'iniziale e potente Noi resteremo in piedi con il campionamento delle voci dei manifestanti durante le proteste di Black Lives Matter) o infine con La terra di nessuno, quasi tribale, per immaginare, invocare una terra di tutti.

«Sono grandi temi affrontati con lo spirito dell'attualità», spiega Sangiorgi che in effetti non è mai stato così scopertamente battagliero sul confine tra cantante e uomo. È un disco politico? «No, è un disco umano», risponde in un secondo: «Della politica politicante non me ne frega nulla. La vera politica non è partitica, questo è l'orrore dei nostri tempi». A proposito di tempi, sono poche le band che dopo vent'anni e dieci dischi riescano a tenere così stretto il legame con la contemporaneità. Non a caso in Non è vero niente c'è Madame, uno dei giovanissimi talenti che stanno mappando il futuro della musica. «In giro sento che è finito il periodo in cui si scrivevano testi dopo aver googolato la parola del momento. C'è una nuova profondità, una sorta di romanticismo spigoloso che è anche una delle caratteristiche dei Negramaro. Non a caso, il nostro stesso nome è quasi un ossimoro». E Madame? «Con lei è stato facile incontrarci nella nostra terra di mezzo. Quando ha registrato con noi aveva diciassette anni, ma è una che resterà nel tempo. Tra mezzo secolo sarà la nostra Orietta Berti», sorride. E adesso? «Adesso abbiamo voglia di sopravvivere fino a che potremo suonare nel prossimo stadio. Di certo, se tra dieci anni fossimo ancora in questa situazione, io cambio mestiere» è la riflessione sconsolata, anzi addolorata. Forse per sopperire a quello che è un bisogno essenziale in questa «storia di famiglia» (Filippo Sugar dixit), ieri sera i Negramaro si sono esibiti sulla piattaforma A-Live suonando alcuni brani con la direzione creativa di Giò Forma e una passione così intensa da sembrare quasi in uno stadio da centomila persone (è arrivata anche Madame). «Abbiamo provato come se fossimo al debutto di un tour mondiale», ride Giuliano. E che ogni volta la loro attitudine sia estremamente professionale si potrà constatare anche lunedì prossimo nella Suite Prime Time Live di Rtl 102.5.

«Ieri sera abbiamo suonato con il pubblico intorno ma solo sugli schermi come se fosse un live. Ma è un modo di sopravvivere e aspettare, non è una soluzione». La soluzione arriverà solo quando questo benedetto contatto sarà di nuovo fatto di calore e, proprio così, di vicinanza.

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