L’imperatrice Sissi (1837-1898) è entrata nell’immaginario collettivo con le fattezze delicate dell’attrice Romy Schneider, che la interpretò nella serie di film diretti da Ernst Marischka tra il 1955 e il 1958. Il suo carattere dolce ma ribelle alle convenzioni della corte austriaca ben si adatta alle esigenze di copione, ma la vera Sissi fu davvero così? Ha ragione chi definisce le pellicole a lei dedicate dei “polpettoni” rosa, dei feulleiton di scarso valore storico? Come spesso accade la verità sta nel mezzo. Cominciamo da una precisazione importantissima: Il vero nome della sovrana d’Austria non era Sissi, ma Elisabetta Amalia Eugenia di Wittelsbach. I famigliari la chiamavano Lisi, a corte preferirono “Sisi”, (forse perché Elisabetta aveva l’abitudine di scrivere la lettera “L” come fosse una “S” ma non vi è nessuna certezza in merito). A quanto sembra fu il regista Marischka a trasformare Sisi in Sissi. La giovane aveva il titolo di duchessa “in” Baviera e in questo caso la preposizione fa una grande differenza: la sua famiglia, infatti, faceva parte del ramo cadetto di quella regnante che, invece, era designata con il nome “di” Baviera. Dunque “Sissi” si chiamava in un altro modo e non era una principessa, titolo con cui, invece, viene ricordata ancora oggi.
Sua madre, la principessa Ludovica, era un’altezza reale in quanto figlia del re Massimiliano I di Baviera. Sposando il duca in Baviera Massimiliano Giuseppe, però, era “retrocessa” a duchessa in Baviera. Ludovica e il marito non andavano così d’accordo come si vede nei film. Lei era una donna frustrata e infelice, che non comprendeva il carattere allegro, eccentrico e fin troppo disinvolto di Massimiliano. In più “venerava” la sorella, l’arciduchessa Sofia, madre dell’imperatore Francesco Giuseppe. Tanto Ludovica era debole e influenzabile quanto Sofia, al contrario, era decisa, forte, anche un po’ arcigna (in questo caso il personaggio del film è molto simile a quello reale). Fu questa a scegliere Elena, sorella di Sissi (continuiamo a chiamarla così per comodità), come moglie per suo figlio. Del resto la ragazza sembrava perfetta per diventare imperatrice: servizievole, educata, obbediente e preparata al suo destino. Sofia, però, non aveva fatto i conti con i desideri di Francesco Giuseppe, il quale si innamorò di Sissi a prima vista. I due si incontrarono a Ischl il 16 agosto 1853. In realtà quell’appuntamento doveva servire a far conoscere l’imperatore ed Elena, invece fu Sissi la prescelta. Una catastrofe. Sofia, pragmatica come sempre, non si perse d’animo.
Avrebbe fatto di Elisabetta una vera imperatrice. Purtroppo per lei, anche stavolta la sua visione un po’ miope della realtà non le aveva fatto considerare un dettaglio non da poco: l’indole della giovane, poco abituata ai formalismi del protocollo e cresciuta, per volere dei genitori, in mezzo alla natura, libera e vivace (anche su questo punto i film hanno reso bene la figura storica di Elisabetta). L’imperatrice Sissi era innamorata, ricambiata di suo marito e il matrimonio fu un successo in termini di intesa personale. La ragazza, però, mal sopportava le regole di corte. Si sentiva soffocare dall’atteggiamento severo di Sofia (che, però, non agiva in malafede). Cominciò ad accusare strani malesseri: tosse, ansia, febbre e quella malinconia che era stata latente per tutta la sua adolescenza e ora si manifestava in tutta la sua prepotenza. I film sorvolano sui problemi psicologici dell’imperatrice Sissi e sulla sua fine, eppure si tratta di fatti fondamentali per capire le sue scelte e come visse. La sovrana temeva di invecchiare e di perdere la sua straordinaria bellezza. Si dedicava per ore a spazzolare i lunghissimi capelli, si sottoponeva a esercizi ginnici e a cavalcate lunghi e massacranti. Pian piano si chiuse in se stessa, rifiutò di partecipare agli eventi mondani, iniziò a sfidare la corte con le sue regole oppressive. La scrittrice Brigitte Hamann, nel libro “Sissi. Una donna eccezionale, un’imperatrice indimenticabile”, ipotizza che Sissi soffrisse di anoressia nervosa.
I doveri di monarca e i primi “scricchiolii” dell’impero austriaco tenevano spesso Francesco Giuseppe lontano dalla moglie. In più l’arciduchessa Sofia si incaricò dell’educazione delle prime due figlie della coppia. L’imperatrice Sissi visse malissimo questa imposizione, ma non riuscì a far valere i suoi diritti di madre, come invece accade nei film. Era nervosa, a tratti disperata e le notizie di presunte infedeltà da parte del marito non facevano che acuire la sua disperazione. Trovò altri sfoghi nei lunghi viaggi, nella poesia, arte che coltivava fin da ragazzina, nello studio dell’ungherese (l’imperatrice adorava l’Ungheria, di cui divenne regina) e di altre lingue come il greco. Il 10 settembre 1898 l’imperatrice Sissi venne pugnalata al cuore dall’anarchico Luigi Lucheni a Ginevra. Stava per salire sul battello che l’avrebbe condotta a Montreux quando l’uomo le si avvicinò, celando uno stiletto dietro a un mazzo di fiori. La lama era talmente sottile e il corpetto della sovrana così stretto che quasi non avvertì il colpo, né sentì alcun dolore. Barcollò, ma subito riprese il cammino verso il battello. Era una morta che camminava, ma non lo sapeva ancora. Una volta salita a bordo si accasciò.
Venne riportata nella camera dell’albergo in cui aveva alloggiato fino a poche ore prima e dove morì per emorragia interna a soli 60 anni. L’imperatrice Sissi non c’era più, ma era appena nata la sua leggenda.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.