Vincenzo Bocciarelli, dall'Italia a Bollywood

Una lunga carriera piena di successi, un grande amore per il teatro, dove viene anche diretto anche da Giorgio Strehler, e poi fiction e televisione fanno di Vincenzo Bocciarelli uno dei volti più amati dal pubblico

Vincenzo Bocciarelli, dall'Italia a Bollywood

Una lunga carriera piena di successi, un grande amore per il teatro, dove viene anche diretto anche da Giorgio Strehler, e poi fiction e televisione fanno di Vincenzo Bocciarelli uno dei volti più amati dal pubblico. Ora c’è una grande novità per la sua carriera, è infatti volato in Thailandia dove sta girando un film Bollywood, un grande salto che lo farà diventare un volto internazionale.

È appena rientrato in Italia dal set del kolossal internazionale Professor Dinkan, come ci è arrivato a Bollywood?

"E' successo tutto in maniera inaspettata e veloce lo scorso 6 novembre, il giorno della presentazione del mio ultimo film Red Land a Palazzo Madama. Mi ha contattato la produzione indiana chiedendomi di fare un provino. Ho mandato un self-tape mentre correvo alla conferenza stampa del film che, tra le altre cose, ha riscosso un notevole successo di critica e di pubblico. Quel mattino ero vestito, è il caso di dirlo “a mia insaputa”, esattamente come il personaggio che avrei poi interpretato. Sono piaciuto e mi hanno preso, ma fino a quando non ho messo piede sull'aereo direzione Bangkok, Thailandia non volevo crederci. Quando sono arrivato, sono letteralmente entrato in un altra dimensione sia umana che professionale".

Come si è trovato a girare un film in Thailandia?

"I primi giorni ovviamente mi sono sentito un po' strano avevo addosso il jet-lag e faceva un caldo tremendo che non passava mai. Però, sul seto ho trovato ad accogliermi una meravigliosa troupe che poi è diventata la mia famiglia. Grandi professionisti, a partire dal regista, il maestro Ramachandra Babu, poi l'altro regista e direttore del 3D, K.P. Nambiathiri, lo sceneggiatore Mohammed Raffi, che è uno degli uomini più importanti e creativi del cinema indiano. Raffi accompagna gli attori giorno dopo giorno nella costruzione del personaggio, traendo spunto dalle proposte o dalle idee che noi stessi gli diamo. È un meraviglioso gioco di squadra. Non voglio dimenticare il grande protagonista Janapriya Nayakan Dileep che è una vera super star nonché colui che mi ha voluto insieme al regista scegliendomi tra cinquanta attori in tutto il mondo. La sensazione che ho provato sul set è stata quella di sentirmi al sicuro. Rassicurato e stimolato dalla loro grande professionalità e dalla conoscenza del mezzo cinematografico. Mi sono sentito a mio agio come se avessi da sempre lavorato con loro".

Che ruolo ha?

"Il film è un kolossal in 3D dal titolo “Professor Dinkan” prodotto da Sanal Thottam e uscirà nel luglio 2019. Ha grandi effetti speciali e scene mozzafiato. Per me è veramente divertente interpretare Luis Doney, un temerario Ispettore della polizia di Scottland Yard. Un personaggio sorprendente, è che sorprenderà... Non posso dire altro se non che sono l'antagonista, il "villan" come dicono loro. Attraverso questo ruolo ho avuto l'opportunità di mostrare una nuova parte di me che fino ad ora è restata assopita, o meglio, poco sfruttata dalle mie precedenti esperienze cinematografiche. Ci sono stati momenti in cui ho avuto paura di non riuscire a rendere come avrei voluto, recitare in un altra lingua non è proprio una passeggiata ma mi sono affidato al mio intuito, che nella vita è sempre stato mio grande alleato, e alla generosità e il supporto di Dileep".

Cosa l’ha colpita di più di questa nuova esperienza internazionale?

"La cosa che mi ha colpito di più è il loro modo di fare cinema, soprattutto l'aspetto umano, il grande entusiasmo, l'impegno e la grande professionalità che ogni elemento della troupe ogni giorno mette sul set e non solo. Anche dopo le riprese la sera ci si sente sempre avvolti dalla vena creativa e dallo status di concentrazione. C’era una grande armonia tra ogni membro della troupe. Ho percepito il grande amore che viene messo, una grande generosità e passione. Il cinema in India ha ancora una valenza sacra, catartica, divina. Non si fa tanto per fare o per "monetizzare" pensando solo al botteghino, ma possiede un incipit ben preciso, ed è per questo che resta nel tempo. Basta pensare che ogni giorno, prima di iniziare le riprese ci si mette tutti intorno alla grande macchina da presa e si compie la "puja", una preghiera di benedizione che si fa accendendo una fiammella che produce un fumo sacro, ed ogni elemento del gruppo ci passa le mani sopra. Il primo giorno di ripresa mi hanno fatto inchinare davanti al regista e baciare la cinepresa. In quel momento ho percepito l'occhio bionico della camera in maniera diversa".

Le riprese non sono ancora finite

"No, tra poco ripartirò, questa volta per l'India. Sarò felice di riabbracciare questo splendido paese, i suoi profumi, i miei amici, insomma la mia nuova famiglia del cinema. Purtroppo ho dovuto rinunciare ad un importante fiction in Italia, ma il nostro lavoro è fatto di scelte e spero in futuro di riuscire a far coincidere la mia attività in Italia e all'estero. A volte non è facile incastrare gli impegni"!

I suoi progetti in Italia?

"Intanto ci sono i miei amici più cari che mi vogliono far fidanzare organizzandomi cene e presentazioni con l'idea di farmi innamorare. Ma l'amore, ahimè, esige tempo, dedizione, ma soprattutto un grande rispetto e impegno. Spero più avanti di aprire di nuovo i miei orizzonti sentimentali anche perché vorrei un giorno diventare padre. Nel frattempo ho sposato una causa benefica e sostengo, come testimonial, le attività dell'associazione Salvamamme. Visto che ancora non sono sposato e non ho figli, l'essere vicino a loro per me rappresenta quel sogno e quella famiglia che chissà se un giorno riuscirò a realizzare. Per il momento mi abbandono all' affascinante viaggio nel cinema con la C maiuscola, che sto attualmente vivendo anche se, nonostante abbia avuto modo di crescere con loro, sento il desiderio di tornare a lavorare presto in nuove produzione di fiction e di cinema italiano".

Come vede l'attuale cinema italiano?

"Ogni volta che torno in Italia, mi auguro di ritrovare quella positività, quei sorrisi, quell'entusiasmo, ma soprattutto quell'amore per l'arte del fare, del creare il Poiein come dicevano i greci, che purtroppo si è ultimamente un po' annebbiato. Nel nostro Paese manca il rispetto e la protezione dei talenti. Si dovrebbe pensare meno agli interessi privati e guardare più verso l'alto, verso la meritocrazia".

Cosa si dovrebbe fare, a suo parere?

"Creare storie meno provinciali, aprire la mente per tuffarsi ed esplorare mondi nuovi dai quali c'è sicuramente c'è tanto da scoprire.

Con la globalizzazione e la nascita di un nuovo linguaggio non si può rimanere chiusi, ma è fondamentale aprirsi allo scambio, al dialogo e creare coproduzioni, ma soprattutto ricordare al mondo la forza e la grande creatività italiana".

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