"Vogliamo incidere sui fan i nostri tatuaggi emotivi"

Esce oggi in tutto il mondo il doppio album della band. I nuovi concerti toccheranno New York e il Giappone

"Vogliamo incidere sui fan i nostri tatuaggi emotivi"

La Pfm, valorosamente guidata da Franz Di Cioccio e Patrick Djivas, ne combina un'altra delle sue. Pubblica oggi in tutto il mondo il doppio album Emotional Tattoos, con gli stessi brani sia in italiano sia in inglese, e prosegue il «neverending tour» che la vedrà impegnata da Roma a Buenos Aires, da Milano a Città del Messico e soprattutto a Londra, New York e Chicago.

Come fate a essere così longevi?

«La nostra forza è quella di avere un progetto. Fernanda Pivano in tarda età ci ha dato un grande insegnamento: sei giovane tutte le volte che hai un progetto e noi lo abbiamo, è un viaggio diverso dal solito, perché la Pfm non si ripete mai».

Raccontate questo nuovo progetto.

«Tutto, dalla copertina in cinemascope - uno splendido disegno dove guidiamo un'astronave in un mondo colorato - alla musica evoca il viaggio, un viaggio nell'anima, un viaggio emotivo ed emozionale. Da qui nasce il titolo; il tatuaggio copre la pelle, ma il tatuaggio emotivo ti prende il cuore e l'anima».

Non c'è più Franco Mussida; avete cambiato completamente formazione...

«Il nostro passato è straordinario e segna la nostra storia, è lì da vedere e da ascoltare. Ma noi ci evolviamo continuamente e oggi siamo questa nuova realtà. Il nostro progetto è la squadra; per fare un paragone calcistico la Pfm è come il Barcellona ma non replica mai, cambia sempre qualcosa. Agisce come un collettivo ma ciascuno mantiene la sua identità e agisce come un terzino che quando attacca semina il panico e scompagina tutte le regole».

A chi si rivolge il disco in due lingue?

«Abbiamo fan in tutto il mondo e la nostra è una sfida; siamo certi che il pubblico giapponese apprezzerà l'album in italiano perché, al di là dei testi, è più melodico mentre quello in inglese è più rock, più pompato e carico di energia».

La danza degli specchi è un pezzo molto particolare...

«Ha colpito molto la critica, e pensare che non volevamo neppure inserirlo nel disco. C'è dentro tutta la nostra espressività e un incrocio di stili inedito per noi. C'è di tutto, dal progressive al flamenco, dal jazz al pop, c'è la nostra voglia di non ripeterci mai».

Dopo migliaia di concerti come fate a non ripetervi?

«L'improvvisazione è la nostra linfa vitale, cambiamo sempre. Per esempio sul palco non si era mai vista la Pfm con tre chitarre che suonano contemporaneamente. Non ci piacciono le promesse, ma i fatti. L'improvvisazione è il nostro pane. Ci guardiamo e con un cenno della testa cambiamo armonia e melodia. Per questo siamo un gruppo di riferimento per una certa scena underground, anche a New York. Persino i Dream Theater sono nostri fan».

Quindi vi seguono anche i giovani?

«Noi siamo giovani rocker. A parte gli scherzi, il rock ha inventato i giovani. Prima i ragazzi non potevano parlare né fare nulla, poi con l'arrivo del rock si sono liberati e hanno cambiato il mondo».

Cos'è il rock progressivo?

«Per noi è l'unione della musica europea classica con quella afroamericana, o l'improvvisazione unita a un linguaggio mediterraneo».

Avete rapporti con la scena prog?

«Siamo in contatto con tante giovani band, ma a parte questo ci mancano tanti amici come Greg Lake, Jaco Pastorius e Frank Zappa».

Come sarà il tour mondiale?

«Ci saranno cinque brani dal nuovo album; per il resto faremo il nostro repertorio per rispetto del nostro pubblico che se lo aspetta».

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