"Vuoi soldi o cantare? Ecco il perfido gioco del mio nuovo show"

Gerry Scotti riporta su Canale 5 da giovedì "The Winner is", gara canora con brivido

"Vuoi soldi o cantare? Ecco il perfido gioco del mio nuovo show"

Non è l'ennesimo talent, ma una gara canora, con tratti da romanzo popolare. È una possibilità per tutti quelli che hanno il sogno di fare i cantanti o il rimpianto di non averci provato. E si sa, l'Italia è un paese di cantanti e scrittori mai realizzati, perciò in questo show c'è abbastanza sostanza per un successo. È la nuova scommessa di Gerry Scotti, The Winner is (dal 15 giugno per cinque puntate in prima serata su canale 5), che dopo cinque anni riporta il format in tv con due nuove spalle, la giurata speciale Mara Maionchi e Alfonso Signorini, in veste di opinionista, nonché voce del popolo. «Qui non bisogna solo cantare bene, ma essere convinti di averlo fatto - spiega Gerry -. Al termine di ogni esibizione, prima di conoscere il verdetto della giuria, propongo al concorrente di accettare una cifra in denaro e tornarsene a casa. Quindi hanno davanti un bivio credo nel mio sogno o prendo i soldi? Un paradigma della vita, insomma. In quanti hanno rinunciato a una vita da artisti, perché magari avevano la rata della macchina o l'apparecchio per i denti del figlio da pagare? E le rate oggi dominano il mondo, si sa».

Cosa l'ha colpita di questo format?

«Alcuni concorrenti. Gente che con la cifra da me offerta avrebbero risolto l'80% dei loro problemi, ma l'ha rifiutata. Quando sentono i riflettori, la voce diffusa, il pubblico, dicono Forse questa è la volta che mi va bene. Perché dovrei fermarmi?...»

E lei chi sarebbe stato, se non avesse seguito la sua vena artistica?

«Un avvocato forse, ma non mi sarebbe piaciuto. Ho frequentato giurisprudenza per fare contento mio padre, operaio, che mi diceva fai una facoltà che ti permetta di trovarti almeno un lavoro in banca. L'ho ascoltato, ma poi ho fatto il pubblicitario e ho rischiato di trasferirmi in America per un corso da regista di spot pubblicitari».

Racconti.

«Avevo 26 anni, un lavoro sicuro e una stanza pronta a Los Angeles, pagata per un anno. Poi una sera alle otto squilla il telefono di casa, qui a Milano. Era un certo Cecchetto che mi disse sto aprendo una nuova radio (Radio Deejay), ti voglio con me. Ho chiuso la telefonata e ho detto ai miei che non sarei più partito. Non mi hanno parlato per un paio di anni. Chissà se avessi accettato come sarebbe finita, avrei avuto altri amici, un'altra moglie, un'altra vita...»

E a fare il cantante non ci ha mai pensato?

«Come no, a dire il vero avrei voluto fare la rockstar, ma non è che abbia grandi doti canore...»

Eppure è difficile dimenticare il suo duetto sulle note di «Per colpa di chi», con Zucchero a San Siro nel 2008..

«Giusto, come dimenticarlo... Mi riesce benino imitare Zucchero. Così lui mi ha detto senti un po', verso la fine sali sul palco e facciamo un pezzo insieme. A me non è sembrato vero».

Lei è molto popolare. La cosa che le fa più piacere sentirsi dire?

«Quando mi dicono lei è come in tv, è il complimento più bello che ti possano fare. Ho tanti amici e colleghi, che in tv fanno ridere, ma nella vita sono persone umorali o malinconiche. Spesso succede ai comici. Penso ai miei amici Teo Teocoli, Diego Abatantuono, Massimo Boldi. E li capisco. Magari ti chiedono in massa mi fai quel personaggio? e un giorno hai mal di denti e non ti va».

A lei però non succede.

«Ho una popolarità che mi abbraccia. Poi uso una macchina simile a quella di quando ero ragazzo, i miei amici sono gli stessi, frequento le stesse trattorie. Se frequentassi solo il jet set e yatch di lusso non mi sentirei lo stesso».

Trentatré anni a Mediaset, offerte Rai pare ne abbia ricevute diverse.

«Li definirei tentativi di abboccamento e non vere proposte. Se mi avessero voluto fortemente, avrebbero dovuto farmi offerte congrue economicamente e dal punto di vista dei contenuti. Nessuno ha avuto la forza di farmele. Gli unici che l'hanno avuta, negli anni, sono gli amici di Mediaset».

Cosa pensa del famoso tetto ai compensi Rai?

«Una polemica populista. Tutte le aziende pubbliche sanno dove stanno i veri sprechi. Risparmiare sui talenti che si hanno in casa, significa dissipare tutta la fortuna accumulata in vari anni. Io tengo sempre la parte dei miei colleghi, da questo punto di vista sono un vero sindacalista».

Ha sessant'anni. Nuove passioni per i prossimi anni?

«Nell'ultimo anno e mezzo mi sono dedicato alla produzione di vino. E per farlo non ho dovuto mollare la tv.

Prima era un sogno, adesso è una realtà. Ho fatto una partecipazione di impresa con un'azienda dell'Oltrepò, abbiamo localizzato vigne e uvaggi. E ho fatto un rosso, un bianco e un rosé, che sono una meraviglia: vuole assaggiare?».

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