Barry Gifford, pur essendo autore di oltre quaranta opere, non è molto tradotto da noi, ma tra i suoi romanzi è noto Cuore selvaggio, da cui è stato tratto l'omonimo film di David Lynch. Figlio della beat generation, amante dell'on the road, è appena uscito un gioiellino, Wyoming, edito da Jimenez Edizioni (pagg. 112, euro 18). È un romanzo uscito negli Stati Uniti nel 2000, di rara delicatezza, costruito interamente sui dialoghi tra una mamma e suo figlio di nove anni che attraversano in macchina l'America negli anni Cinquanta.
Nella totale assenza di descrizioni e narratore, ne viene fuori un'opera essenziale che scorre sul filo di domande e risposte sulla vita, a volte comico, talvolta malinconico, sempre dolcissimo ma mai smielato, perché ogni fantasia consolatoria è incrinata dalla realtà e viceversa. Il piccolo Roy è sveglio e curioso, vuole sapere tutto sul mondo, e anche di sua mamma e della sua infanzia e dei suoi sogni, dietro ogni favola c'è una verità cruda, ma la mamma si lascia trasportare dalle teorie del bambino, e Roy ne ha una su tutto, e anche dubbi. Se rinascesse vorrebbe essere un fenicottero, ma si rinascerà poi? O forse «mi piacerebbe essere un leopardo con un cervello umano, così potrei saltare su un albero e leggere un libro e nessuno verrebbe a scocciarmi perché avrebbe paura». Attraversano deserti, motel, da Chicago a Miami, da New Orleans a Kansas City, e tutto diventa spunto per una riflessione sospesa tra incanto e disincanto. L'anima esisterà? si domanda Roy. Ma anche lì è lui a spiegare alla mamma la sua visione: «Quando si muore l'anima vola via come un corvo e si nasconde in una nuvola. Se piove significa che le nuvole sono piene di anime e devono spremerne fuori qualcuna. La pioggia sono le anime dei morti per cui non c'è posto in cielo». «Piccolo, stai certo che non potrò mai più vedere la pioggia senza pensare alle tue parole».
Alla radio danno notizie di omicidi, corpi dilaniati, mentre la madre racconta al figlio la morte del padre in ospedale, a soli quarantotto anni, che quindi Roy non potrà più vedere. È il libro di una beat generation che alla fine ha incontrato la tenerezza.
In ogni caso c'è un posto speciale per la mamma, si chiama Wyoming, nella Sun Valley, e Roy lo vede come una terra della felicità, qualcosa da pensare di fronte alle tristezze dell'esistenza. «D'ora in poi, quando succede qualcosa di brutto, penserò al Wyoming, alle corse con il mio cane». «È una bella cosa, piccolo. Tutti abbiamo bisogno di un Wyoming».
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