Lo Spielberg preistorico che ruggì verso il futuro

A cavallo dei nuovi effetti digitali e di un T-rex il regista reinventò l'immaginario collettivo

Lo Spielberg preistorico che ruggì verso il futuro

Ci sono date che, nel cinema, andrebbero commemorate più di altre. Come il 28 dicembre 1895, giorno della prima proiezione cinematografica aperta al pubblico, nel parigino Grand Café del Boulevard des Capucines. Quasi cento anni dopo, il 17 settembre 1993, ovvero trent'anni fa, in Italia usciva Jurassic Park, un film destinato ad entrare nell'immaginario di diverse generazioni. Una vera rivoluzione, perché capì, prima di altri, quello che si poteva tirare fuori dall'allora solo avveniristica CGI, cambiando le sorti della settima arte. Tanto che lo stesso Peter Jackson ammise di essersi ispirato a questo film per la trilogia del Signore degli Anelli. Non è un caso che a dirigerlo fu Steven Spielberg, l'uomo dei sogni, anche se, in quel caso, si temeva l'effetto horror o incubo, tanto da vietarlo ai minori di 13 anni. Inutilmente, perché i bambini invasero le sale. E il film, costato 63 milioni di dollari, incassò, alla fine, 1.029.153.882 dollari, restando, per quattro anni, in vetta agli incassi di tutti i tempi, scalzato, nel 1997, da Titanic.

Jurassic Park è il film dell'infanzia di tante persone, capace, ancora oggi, di emozionare, incantare e inquietare. Un kolossal senza tempo. Michael Crichton, che aveva fiutato l'affare, propose alle major, addirittura prima della pubblicazione del suo romanzo, i diritti cinematografici, scatenando una vera asta. La Warner voleva affidare il film a Tim Burton, la Columbia a Richard Donner, mentre, in caso di vittoria, la Fox avrebbe messo il progetto nelle mani di Joe Dante. Vinsero l'Universal e quelLlo Steven Spielberg che accantonò momentaneamente Schindler's List per buttarsi nel mondo dei dinosauri. Che rimangono i veri protagonisti del capolavoro spielberghiano, anche se, dati alla mano, nelle oltre due ore della pellicola li vediamo in scena meno di venti minuti. Tanto è bastato, però, per scatenare una vera mania, non solo a livello di gadget, ma anche di B Movie prodotti in fretta e furia, come il dimenticabile Carnosaur - La distruzione, girato in una sola settimana per cavalcare l'onda. Per non parlare del boom di iscritti a Paleontologia.

In fondo, Spielberg aveva usato una formula semplice, ma sempre vincente, giocando come con Lo Squalo. Quella di un paradiso che si trasforma in inferno, creando autentico terrore negli spettatori. Come dimenticarsi della scena dell'acqua che vibra nei bicchieri, con l'arrivo del Tirannosauro, il cui effetto era stato, banalmente, ottenuto pizzicando le corde di una chitarra? Un film che (si) interroga sul limite morale della tecnologia, girato in un momento nel quale la fame della novità non lasciava spazio a riflessioni sull'opportunità, da parte dell'uomo, di affidarsi totalmente a lei. Trent'anni dopo, sono in tanti a rimpiangere come si stesse meglio, in fondo, prima dell'arrivo della rivoluzione digitale.

Rispettando la regola non scritta di Spielberg che i bambini, nei suoi film, non possono morire. Anzi, affidando ai personaggi dei piccoli Tim e Lex Murphy lo stupore, a bocca aperta, che è tipica del cinema fantastico di Steven, qui declinato in poesia. Tante le curiosità legate al kolossal, come quella secondo cui Spielberg, dopo l'ultimo ciak, decise di andare in Polonia a girare Schindler's List, affidando montaggio e post-produzione ad un amico fidato come George Lucas. Così come si racconta che, sul set, il T-Rex robotico, alto 6 metri e lungo 12, talmente impressionante da far esclamare al paleontologo Jack Horner come fosse «la cosa più prossima a un dinosauro vivo mai vista prima», quando pioveva si animava da solo, neanche fosse una scena reale del film. Costringendo i tecnici a ore con gli asciugacapelli per non compromettere la sofisticata macchina. Tanti poi i divi che, in un certo senso, si sono mangiate le mani. Al posto di Jeff Goldblum si era pensato a Jim Carrey, mentre, addirittura, il ruolo di John Hammond (interpretato da Richard Attenborough) doveva finire a Sean Connery. Invece, al posto di Sam Neill, nel ruolo di Alan Grant, poteva esserci Harrison Ford.

Davanti alle incredibili scene create con la CGI, una vera scommessa vinta dal regista, considerando l'ingente investimento economico, lo stesso Spielberg esclamò: «Direi che siamo disoccupati». Con Phil Tippet, mago degli effetti speciali, coinvolto nel progetto, che lo corresse: «Non è meglio dire estinti»? Il film, nel 1994, vinse tre Oscar, meno di quelli che avrebbe meritato. Si aggiudicò la statuetta per il Miglior Sonoro, Miglior Montaggio Sonoro e, ci mancherebbe altro, Migliori Effetti Speciali, ma, alla fine, fu Spielberg a fagocitare Spielberg, visto che il regista di Cincinnati trionfò sì, ma con Schindler's List, offuscando la rivoluzione del suo Jurassic Park.

E pazienza se, alla fine, i dinosauri del film, a partire dai temibili Velociraptor, in particolare nelle dimensioni, erano ben diversi da quelli riprodotti nel film. Tutto si può perdonare, considerando l'impatto, nell'immaginario collettivo, di Jurassic Park, cui la musica di John Williams ha dato ulteriore lustro, consegnandolo al mito.

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