Trascinata sul ciglio del burrone dal rancore sconsiderato di Ceferin, l'Uefa ha fermato in tempo le macchine e sospeso il procedimento disciplinare aperto nei confronti di Real Madrid, Barcellona e Juventus, i tre club fondatori della Superlega che non si erano piegati al diktat di Nyon. La commissione disciplinare indipendente, consapevole del rischio che stava correndo (in caso di squalifiche cancellate dal Tas e di giudizi dell'autorità europea in materia di concorrenza sarebbero andati incontro a cause civili di danni), ha imposto l'alt allo stesso presidente che aveva addirittura promesso l'estromissione dei tre dalla prossima edizione della Champions da annunciare prima dell'inizio dell'Europeo. Ha dovuto riporre nel cassetto la minaccia e piegarsi alla volontà dei suoi stessi consulenti legali che gli avevano sconsigliato di affrontare una guerra. Già il tribunale di Madrid, mosso dall'iniziativa di Florentino Perez, aveva spedito a Uefa, una diffida ad adottare provvedimenti punitivi. Non è bastato a Ceferin. A quel punto l'autorità europea che ha incardinato il giudizio sul ruolo dell'Uefa che è nello stesso tempo regolatore dei tornei calcistici, sanzionatore e organizzatore senza alcun costo e provvede anche all'attività commerciale facendo concorrenza ai club, senza rischio alcuno d'impresa.
Non è la fine della questione, intendiamoci, ma l'inizio di un'altra partita che dovrà essere giocata in modo diverso, sgombrando il tavolo del negoziato dalle pistole impugnate da Ceferin. Già il presidente della Fifa, Gianni Infantino, il più lucido della compagnia, aveva intuito il pericolo e consigliato di abbandonare i toni da duello rusticano per affrontare il problema segnalato dai 12 club (ieri le sei inglesi sono state multate dalla Premier per un totale di 23 milioni) poi rimasti in tre. Con la guerra, il problema del calcio vicino al default è rimasto. Non solo. Ma è stato prodotto un meccanismo infernale secondo il quale il Psg - proprietà di uno stato, il Qatar - può dare 37 milioni a Neymar, prometterne 12 a Donnarumma dopo i 7 dati a Navas e i 4 a Areola, comprarne un quinto di portiere per l'under 19, infischiandosene del FFP. Con beffa finale: il presidente del Psg è stato premiato per la fedeltà a Ceferin con la presidenza dell'Eca. È come se avessero affidato a Dracula la presidenza dell'Avis.
Dinanzi allo sviluppo della vicenda, c'è una sola mossa da pretendere da qui al prossimo luglio: le dimissioni di Ceferin («Riprenderemo il prima possibile», la sua ultima dichiarazione). Ha fallito clamorosamente trasformando l'Uefa della quale è presidente a tempo in una azienda di famiglia.
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