Juve con il mal di trasferta. Beffata e raggiunta in vetta

Primo ko per i bianconeri. Antonini all'ultimi minuto premia un Genoa duro e punisce la Juve. Per Allegri i pali di Llorente e Ogbonna, super Perin due volte su Morata

Juve con il mal di trasferta. Beffata e raggiunta in vetta

Al 94' Antonini ha spinto in porta l'unica vera palla avvelenata del Genoa. Dire che sia stata una vittoria meritata sembra troppo, confermare che il Genoa ha giocato una partita concreta è il minimo. Se al posto della Juventus ci fosse stata una delle squadre ritenute in crisi conclamata, Inter o Napoli per fare dei nomi, si parlerebbe di stagione ormai segnata, squadra poco creativa, incapace di alzare i ritmi, solo individualità a tenere a galla l'onore. Invece questa è la Juve prima, le si concedono attenuanti, era partita forte, ha trovato il Genoa che ha acceso un pandemonio in ogni zona del campo e su qualunque palla. Forse ci voleva solo più coraggio. Allegri aveva anticipato che non sempre si può giocare bene. Se la sentiva.

Una squallida legge del contrappasso per gli juventini, la scorsa stagione era stato Pirlo a metterla dentro al 94'. Insomma non benissimo, la Juventus ha sofferto troppo l'aggressività del Genoa, quasi fosse offesa di come veniva trattata. Burdisso e soci l'hanno messa sull'unico piano in cui potevano competere, Tevez dopo un'entrata di Rosi a gamba tesa a sette minuti dal fischio d'inizio è rimasto con i pantaloncini stracciati, l'argentino era indiscutibilmente il più tonico e di conseguenza sottoposto a trattamento speciale. Burdisso si è fatto sentire subito, De Maio e Marchese hanno sempre giocato al limite, Mazzoleni non ha mai sanzionato. Sono toccati invece alla Juventus i gialli per gioco scorretto, prima Ogbonna su Pinilla al 16' e poi Vidal su Bertolacci sul finire del primo tempo. Gara zeppa di errori, comprensibili nel Genoa che giocava più di gamba, meno accettabili dalla Juventus che in realtà cercava di costruire ma affogava in azioni elementari. I campioni d'Italia sono cresciuti lentamente ma non hanno mai preso in mano la partita, c'era predominio ma sterile, un destro di Lichtsteiner, una conclusione di Tevez su invito di Pogba, un'altra di Lloriente servito da Asamoah che s'impianta sul palo alla destra di Perin che aveva chiuso bene e ha dato la sensazione che non si sarebbe fatto ingannare. Pericolo serio ma isolato. Il Genoa ha continuato a mazzolare e a cercare il contropiede con Pinilla, la Juve cresceva ma più trascorrevano i minuti, più Gasperini prendeva coraggio. Soprattutto in mezzo c'erano le strade chiuse, poco lavoro in fascia, impreciso Asamoah, sotto tono Lichtsteiner. Il primo tempo bianconero era tutto nei piedi di Tevez e Pogba, il francese entrava e usciva dalla partita ma quando la giocava, Marassi teneva il fiato, un suo destro violento al 34' è uscito a lato abbondantemente ma in pochi l'hanno visto partire, legnata paurosa.

Si fanno i conti, zero occasioni per il Genoa, due della Juventus più un retropassaggio di Burdisso che Perin ha svirgolato servendo Tevez attorno al quarto d'ora di gioco. Giù Vidal, Llorente rientrato nella sua caverna a combattere contro tutto e tutti, Marchisio senza il passo per mettere ordine. Ma era comunque la Juventus a fare la partita, il Genoa si è sempre più rifugiato in ripiegamento e a metà ripresa secondo palo bianconero con un colpo di testa di Ogbonna molto contestato ma d'acchito in posizione regolare. Si poteva solo prendere nota del terzo campanello in casa Juve dopo Sassuolo e Olimpiacos, questo forse più amaro perchè doveva essere la gara della riscossa, le sono mancati un paio di riferimenti, gli è crollato un po' il gioco d'assieme, è il momento più difficile.

Allegri ha tolto prima Llorente per Morata e poi Vidal per Pereyra, i cambi più evidenti. Morata ha dato subito una scossa, Perin ha risposto due volte. Non si può sempre giocare bene, però zero gol, poco spettacolo, persa l'imbattibilità, la Roma adesso è lì.

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