"Marcell ha fatto scuola. Ora gli altri velocisti usano il sistema Jacobs"

È arrivato, finalmente, il giorno dell'atteso debutto stagionale di Marcell Jacobs. Intervista a Paolo Camossi, coach dell'olimpionico di 100 e 4x100, che sabato fa il suo esordio stagionale a Lodz

"Marcell ha fatto scuola. Ora gli altri velocisti usano il sistema Jacobs"

È arrivato, finalmente, il giorno dell'atteso debutto stagionale di Marcell Jacobs. Sabato a Lodz, in Polonia, il campione olimpico dei 100 metri e della 4x100 farà il suo esordio al coperto (con gare in diretta Rai). Dopodiché, sarà ai blocchi a Liévin (Francia, 15 febbraio) e agli Assoluti di Ancona (19-20 febbraio), prima di planare a Istanbul, sede dei Campionati Europei in sala dal 3 al 5 marzo. L'obiettivo di questa prima parte di 2023 è difendere l'oro continentale vinto a Torun, sempre in Polonia, due anni fa. Jacobs arriva da un mese intenso di allenamenti a Dubai, insieme a coach Paolo Camossi, che sul suo allievo ci ha raccontato: «Abbiamo lavorato come sempre molto sui dettagli, sull'azione di facilità di corsa di Marcell che lo contraddistingue da tutti gli altri. Abbiamo preso qualche piccolo accorgimento, sul movimento di braccia e piedi, per migliorare le prestazioni. Dopo un bel periodo di lavoro, non vediamo l'ora di iniziare».

Paolo, per la prima volta avete cambiato sede del raduno invernale. Come mai?

«Dopo sei anni sempre a Tenerife, serviva cambiare aria».

Si è allenato anche stavolta da solo?

«Oltre al fisioterapista, che ormai, poveretto, utilizziamo come cavallo spronatore (ride), si è allenato con noi due settimane un ragazzo dell'under 23, Alessio Faggin».

Gli allenamenti erano incentrati più sui 60 o sui 100?

«Marcell non è un sessantametrista puro, ma nasce centometrista e forse anche più lungo, pur avendo vinto il mondiale indoor con il quarto tempo di sempre e correndo i 60 metri come se fossero i 100».

Due anni fa Jacobs vinse in Polonia il suo primo titolo importante della carriera. Che effetto fa?

«Sono passati due anni da quando un italiano è diventato leader della velocità mondiale. Abbiamo cambiato completamente visione della disciplina, perché ormai è velocità e basta. Sappiamo che quello che stiamo facendo funziona, e funziona perché vediamo che anche gli altri stanno andando sul "sistema Jacobs", chiamiamolo così. Vedo molti velocisti che stanno cercando una corsa simile a quella di Marcell».

Venite da un 2022 in cui Marcell è stato falcidiato dagli infortuni. Avete pensato di cambiare qualcosa nei programmi?

«Questa del fisico fragile di Marcell è una leggenda metropolitana. Non mi sento di dire, toccando ferro, che Marcell sia un atleta di cristallo. Soprattutto da quando è passato dal salto in lungo alla velocità. Adesso sta bene, lavora con continuità con il fisioterapista. Tanti atleti che come lui vanno forte sono come le formula 1. Talvolta anche la macchina di Vettel si ferma, ha un problema. Ci sono delle situazioni che non puoi calcolare e l'infortunio fa parte dello sport, non solo dell'atletica».

In ottica Istanbul, c'è un avversario che vi spaventa?

«Ci sono dei ragazzi interessanti, ma bisogna essere sinceri: l'Europeo è una gara che se Marcell sta bene, deve andare lì per vincere».

Guardando invece più avanti, Jacobs avrà in estate un'altra occasione per vincere l'oro mondiale all'aperto.

«Lo dice lui stesso: È l'unica medaglia che mi manca. È una frase che mi fa tanto effetto. Perché tutto è iniziato due anni fa. E in due anni stiamo parlando ora dell'unica medaglia che manca.

Io non mi fisso su quella medaglia, ma sul fatto che l'obiettivo di Marcell è correre sempre bene, a un rendimento molto alto cercando di inanellare più vittorie come può. L'anno scorso eravamo acciaccati e non siamo riusciti a centrare l'obiettivo a Eugene. Quest'anno contiamo di arrivarci».

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