Christian Abbiati dirà addio al calcio dopo 22 anni di onorata carriera che gli hanno visto vestire le maglie di Borgosesia, Juventus, Torino e Atletico Madrid, per una sola stagione, Monza, per tre stagioni, ed infine quella del Milan per ben 15 anni, in due periodi diversi. Il numero uno rossonero, che compirà 39 anni il prossimo 8 luglio, ha messo insieme 380 presenze con la maglia del Diavolo ed ha vinto 3 Scudetti, 2 Supercoppe Italiane, una Coppa Italia, una Champions League e una Supercoppa Uefa. Intervistato dalla Gazzetta dello Sport, Abbiati ha parlato di questa ennesima travagliata stagione cercando di vedere il bicchiere mezzo pieno: “Mi piacerebbe si ripartisse dalla Juve. Questa rosa non era da 7° posto. Con il giusto atteggiamento si potrebbe tornare a puntare la Champions già il prossimo anno”.
Abbiati, ha poi spiegato le motivazioni che lo hanno spinto a lasciare, ripensando a quando era lui giovane e aveva come modelli calciatori del calibro di Costacurta, Maldini e Albertini: “Se chiudo gli occhi e ripenso al Milan fino al 2011, vedo un’altra squadra, sotto tutti i profili. Io ragiono secondo certi valori che mi hanno trasmesso Albertini, Costacurta e Maldini. In carriera sono stato multato solo una volta, per un ritardo. Mi ero addormentato. Non sto dicendo che a quell’epoca vivessimo in clausura, ma quando ci allenavamo andavamo a mille all’ora. Se si perde male, a me non viene nemmeno in mente di farmi vedere all’Hollywood. Ormai ero arrivato a un punto in cui il lunedì mattina avevo ansia quando uscivo di casa. Per come andava la squadra mi vergognavo a uscire, anche se la mia coscienza era pulita. Brocchi dice che alcuni giocatori hanno avuto un atteggiamento sbagliato? Ha ragione. Ci sono stati 4-5 elementi che non hanno fatto quanto gli veniva chiesto. E non parlo di errori tecnici. Il fatto è che se ce n’è solo uno lo controlli e lo isoli, ma cinque sono tanti ed è tutto molto più complicato”.
Infine, il portiere rossonero ha parlato della sua decisione di smettere con il calcio giocato: "Ho pensato di smettere dopo il mio sfogo col Chievo, a metà marzo. La decisione definitiva è arrivata dopo il Bologna: avevo fatto il pieno. Vi faccio un esempio emblematico: quando Bacca fu sostituito col Carpi e lasciò il campo senza aspettare la fine e senza salutare chi entrava, nello spogliatoio lo ribaltai. Ebbene, mi sono girato e non c’è stato nessuno che mi abbia supportato. Evidentemente certe cose o non si hanno dentro, o proprio non interessano. Ai miei tempi Gattuso avrebbe tirato fuori il coltello. Non ho giocato contro la Roma? Nessun problema. In realtà avevo già staccato la spina ed era giusto che con Brocchi, che è il mio migliore amico, fossi schietto. Ma la mia decisione è dipesa anche dalle prospettive per il prossimo anno: arrivavo dall’attico, sono sceso al pianterreno e rischiavo di finire nel sottoscala. Una questione mia di dignità e orgoglio". Abbiati, era l'ultimo rimasto della vecchia guardia e con lui si chiude un'epoca.
Il Milan, già nella prossima stagione, dovrà tornare nei piani nobili della classifica e dovrà cercare di centrare la Champions League, l'habitat naturale dei rossoneri che hanno vinto per ben 7 volte la Champions League e sono secondi solo al Real Madrid che sabato al Meazza, contro i cugini dell'Atletico, andranno a caccia dell'undicesima Champions della loro storia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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