Abidal sta vincendo la partita più lunga

Abidal sta vincendo la partita più lunga

Una partita così lunga, Eric Abidal non l'aveva mai giocata. Nove ore di lotta, quanto sei incontri di calcio. Un calvario durato dalle 15 alle 24 di martedì. E per giunta senza i compagni del Barcellona a dare manforte. Solo nel lettino, al fianco del coraggioso cugino Gerard e sotto i gelidi ferri dei dottori. Peggio, molto peggio del campo, delle botte, dei crampi.
Alla fine però Abidal ha vinto. Come il suo Barça, che insegue il miracolo di rimontare il Real Madrid in campionato. «Se Eric starà bene, potrebbe essere una serata fantastica», aveva commentato il presidente Rosell dopo la vittoria, sperando nella doppietta. Così è stato, sebbene per prudenza sarebbe meglio aspettare qualche giorno prima di dare giudizi finali.
Il trapianto parziale di fegato, travaglio reso necessario dal tumore che da un anno perseguita il terzino blaugrana, è infatti andato bene. Lo scrive la moglie di Abidal, Hayette, usando il profilo Facebook del marito. «Per il momento non ci sono complicazioni, Eric ci teneva a ringraziarvi per i messaggi d'affetto, il vostro sostegno e la forza che gli trasmettete».
Un grazie che va ai tifosi del Camp Nou, che nella gara con il Getafe si erano fermati ad applaudire al minuto 22 e 22 secondi (22 è il numero di Abidal, naturalmente). E poi ai compagni. Da Piqué, con cui ha passato la Pasqua, a Pedro, che dopo il quarto gol l'altro ieri ha dedicato al francese la sua prodezza. Per finire con Guardiola, che non ha mancato di ricordarlo nel dopo partita.
Un messaggio semplice, che ha rincuorato non solo i tifosi blaugrana, ma un po' tutto il mondo del calcio, rimasto sconvolto un anno fa alla notizia della malattia del giocatore. Tutto sembrava risolto con l'asportazione del cancro. Abidal che tornava in campo dopo meno di due mesi, vinceva la Champions League da titolare nella finale col Manchester United, segnava addirittura contro il Real Madrid nella Liga. Un film o meglio una favola.
Ma l'incubo non era finito. Il tumore è come un attaccante che non si fa vedere per tutta la partita, poi ricompare all'improvviso per fregarti quando meno te lo aspetti. Infido, pronto a strapparti la gioia in un lampo. Abidal però è difensore e di quelli bravi. Non si è buttato giù, non è cascato alla prima finta.

Ha preso di petto le visite e infine il trapianto, reso possibile dalla generosità del donatore, il cugino Gerard. E ora è pronto alla nuova sfida. Il suo epatologo, tempo fa, disse che difficilmente sarebbe tornato a giocare a calcio. Probabilmente sarà così. Ma già tornare a vivere, per Abidal, oggi vale più di un gol.

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