Oratorio Milan

Abraham e Theo tirano i rigori al posto di Pulisic scelto da Fonseca che rivela l'ammutinamento. È un avvertimento o debolezza? E il club sarà con lui o no?

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A nessun osservatore di calcio verrebbe in mente di allestire un processo per direttissima nei confronti del tecnico del Milan dopo aver visto sbagliare due rigori che l'avrebbero messo comodamente in carrozza. A nessun osservatore verrebbe in mente di accusare lo staff tecnico per l'errore clamoroso, da scuola calcio (pallone mancato sul rimbalzo), commesso da Tomori che ha spalancato alla Fiorentina il successo di domenica sera. E invece proprio da qui devono partire le riflessioni sul conto di Paulo Fonseca che a fine partita, aprendosi alla sua intemerata, ha spalancato le porte dello spogliatoio dando una visione molto preoccupante di quello che accade in materia di disposizioni. Per esempio ai rigoristi: designato ufficiale è Pulisic, uno dei pochi che si è salvato. E invece sul dischetto si sono presentati prima Theo (che è già al terzo errore) e poi nella ripresa Abraham che si è preso il pallone tra le mani, come si usa nelle sfide paesane, per far capire allo stesso americano che avrebbe provveduto lui. La chiave di interpretazione dello sfogo di Fonseca è doppia: secondo taluni ha voluto, per la prima volta, far conoscere all'esterno le responsabilità dei suoi senza rendersi conto che così ha dato una martellata solenne alla propria credibilità presso l'opinione pubblica.

Poi ci sono le altre osservazioni di natura squisitamente calcistica. Se Fonseca continua a confermare sempre e soltanto lo stesso schieramento non può meravigliarsi dei sintomi di stanchezza (anche quello finale di Tomori) emersi nel finale, né d'altro canto può finire dietro la lavagna perché in quei minuti ha provato a cambiare, quel poco che gli è rimasto da cambiare con una panchina dimezzata dagli infortuni. Non può sbagliare due volte, insomma. Ma così è agli occhi in particolare dei tifosi. Piuttosto il vero rilievo è il mancato rigore tattico della squadra che nelle curve della partita va per conto suo senza rispettare né schemi né raccomandazioni. Anche il rosso incassato da Theo, capitano, a fine partita, è un altro segnale di una reazione sbagliata al pari di quella di Pulisic dopo la sostituzione. Emerge il mancato riconoscimento dell'autorità del tecnico.

Con due tipi come Fabio Capello o Antonio Conte sarebbe mai potuto accadere? Il silenzio cupo di Furlani e Ibra, a fine partita, è un segnale da decodificare nelle prossime ore. Complice la sosta, saranno decisive per capire se dietro la sfuriata di Fonseca si schiererà il club o se invece non sarà proprio quella dichiarazione a far scattare una valutazione diversa.

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