Fateci caso, se si esclude Bernardo Silva, sedotto dai 150 milioni di euro per tre stagioni offerti dall'Al Hilal, ma indeciso se andare a Ryadh o lasciare il City per il Barcellona, la Saudi Professional League ben si guarda dallo scombinare i piani dei club europei gestiti dagli sceicchi. È una strategia studiata a tavolino dai signori del petrolio di Arabia Saudita, Qatar ed Emirati Arabi, nazioni che attraverso fondi sovrani sono proprietari di Newcastle, Paris Saint Germain e Manchester City. La manovra è chiara: indebolire, laddove è possibile, società come Real Madrid, Barcellona, Liverpool o Chelsea, per favorire, soprattutto in chiave Champions League, i club a gestione mediorientale. Senza i petrodollari calciatori come Benzema, Firmino, Koulibaly o Milinkovic Savic sarebbero rimasti in Europa, rafforzando squadre rivali della "triade". I sauditi hanno gettato la spugna con Leo Messi solo perché la pulce ha scelto Miami, ma se ci fosse stata una trattativa con qualche club europeo, a Ryadh avrebbero ulteriormente alzato l'asticella. La Champions quindi è l'ossessione: il City l'ha appena vinta a spese dell'Inter, ma il Psg non ha ancora centrato l'obiettivo nonostante un costo in cartellini sostenuto dallo sceicco del Qatar Hamad Al Thani di circa 1,075 miliardi di euro dal 2011. Il Newcastle, di proprietà dello stesso fondo della lega saudita, è passato dalla lotta per non retrocedere al quarto posto che gli ha garantito una storica qualificazione alla Champions. Gli sceicchi hanno messo le mani anche sulla Liga, partendo in sordina da Almeria e Girona.
In passato Nasser Al Thani, cugino del boss del Psg, acquistò il Malaga portando in Costa del Sol Saviola, Joaquin, Isco e van Nistelrooy. Poi però si è stancato del giocattolo e oggi il club andaluso è retrocesso in terza divisione.
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