Pelè, leggenda del calcio brasiliano, è morto oggi a 82 anni. Era ricoverato da tempo all'ospedale Albert Einstein di San Paolo per un tumore al colon e, negli ultimi giorni, i medici avevano fatto sapere che il campione non rispondeva più alle cure. È stato uno dei figli, Kelly Cristina Nascimento, ad annunciare su Twitter la morte del padre condividendo una foto che ritrae le mani del grande calciatore nel letto di ospedale insieme a quelle dei suoi cari a formare una raggiera. "Tutto quello che sappiamo è grazie a te. Ti amiamo infinitamente". In una nota difusa sui social dalla famiglia, accompagnata da una foto in bianco e nero di Pelè sorridente, si legge: "L'ispirazione e l'amore hanno segnato il viaggio del re Pelé, che è morto oggi in pace. Nel suo viaggio, Edson ha incantato il mondo con il suo genio nello sport, ha fermato una guerra, ha svolto opere sociali in tutto il mondo e ha diffuso quella che più credeva essere la cura per tutti i nostri problemi: l'amore".
Il Santos, la sua squadra, si prepara a rendergli omaggio in modo indelebile. A partire dal prossimo anno, infatti, nello stemma del club figurerà anche una corona, riferimento a O'Rei Pelè, che ha trascorso quasi tutta la sua carriera nello storico club.
Dico, O Rei, Perla Nera. Il brasiliano Edson Arantes do Nascimento ha avuto tanti nomi ma resterà nella memoria di tutti come Pelé, l’unico calciatore ad aver vinto tre Coppe del Mondo.
Pelé: l'infanzia in una famiglia povera col padre calciatore
“Pelé non è il mio vero nome, io mi chiamo Edson. Non sono stato io a escogitare un simile nome. Pelé infatti in portoghese è un termine infantile, mentre Edson si rifà a Edison, l'inventore della lampadina. Un compagno di classe volle farmi arrabbiare affibbiandomi il nomignolo Pelé”, racconterà il campione brasiliano che, in seguito, rivelerà: “Col tempo imparai a vivere come se nel mio cuore ci fossero due persone: una di nome Edson, che si divertiva con la sua famiglia e i suoi amici, l'altra che era invece il calciatore Pelé”. Il suo vero nome, Edson, invece, era stato deciso dal padre che intendeva così rendere omaggio all’inventore della corrente elettrica che arrivò nel suo paese, Três Corações, Tre Cuori, nel sud-est del Brasile, proprio nel 1940, anno di nascita di Pelé.
I Nascimento era una famiglia molto povera ma il sogno del padre, un ex centravanti soprannominato Dondinho di cui si dice che segnò più di 300 gol nelle serie minori, era che suo figlio diventasse un campione.“Dio – dirà Pelé - mi ha fatto il dono di saper giocare al calcio – perché è davvero solo un dono di Dio – mio padre mi ha insegnato a usarlo, mi ha insegnato l’importanza di essere sempre pronto e allenato, e che oltre a saper giocare bene dovevo essere anche un uomo”. Il 16 luglio 1950 il Brasile, squadra favorita per la vittoria del Mondiale, viene inaspettatamente sconfitta dall’Uruguay. Proprio dopo quella sconfitta, ribattezzata Maracanaço, Pelé disse al padre: “Smettila perché io vincerò un Mondiale per te”. Ci vorranno solo 8 anni perché questo avvenga. Pelé, intanto, trascorre l’infanzia facendo il lustrascarpe e allenandosi con un mango o un calzino imbottito ma ben presto entrerà a far parte della squadra locale, il Bauru. Ed è qui che viene notato dall’ex calciatore Waldemar de Brito il quale lo presenta ai dirigenti del Santos come il miglior giocatore del mondo.
La carriera nel Santos e la vittoria ai Mondiali '58 e '62
Il 7 settembre 1956, ancora 15enne, Pelé gioca la sua prima partita con il Santos segnando anche il primo gol, mentre l’anno successivo entra in prima squadra e diventa capocannoniere. Con il Santos vincerà 10 campionati, 2 Coppe Libertadores e 2 Coppe Intercontinentali. Ma la notorietà arriva con la convocazione in Nazionale per i Mondiali del 1958 nel corso dei quali i suoi gol risultano determinanti. In semifinale segna una tripletta contro la Francia e in finale una doppietta contro la Svezia, diventando a soli 17 anni e 249 giorni il più giovane calciatore e goleador a giocare una finale mondiale. Uno dei due gol sarà votato come il più bel gol della storia dei Mondiali segnato in una finale.“Io – dirà molti anni dopo - di quella Coppa ho un unico, grandissimo orgoglio. Il Brasile, come il mondo lo conosce oggi, è nato nel 1958. Prima di quel trionfo nessuno sapeva nulla, molti nemmeno dove si trovasse sul mappamondo. C’era gente in Svezia che mi chiedeva se ero nato a Buenos Aires…”. E, in effetti, è grazie a quel Mondiale se Angelo Moratti, all’epoca presidente della grande Inter, proprio nel 1958 stipula un contratto che sarà costretto ad annullare dopo che il presidente del Santos verrà aggredito da un tifoso. Nel 1961, per evitare che vada a giocare in Europa, il governo brasiliano definisce Pelé un patrimonio nazionale. Ai Mondiali del Cile del ’62, però, il campione si infortuna subito ed è costretto ad abbandonare il torneo che il Brasile vince ugualmente grazie a un altro fenomeno dell’epoca, Garrincha. Quattro anni dopo, invece, Pelé è vittima di pesantissimi falli da parte degli avversari e il Brasile esce al primo turno dei Campionati del Mondo, vinti dall’Inghilterra padrona di casa di quella edizione.
Il record di gol e la vittoria del terzo Mondiale
Nel 1969 Pelé segna il suo millesimo gol allo Stadio Maracana. In totale i gol saranno 1281 su 1363 partite di cui 761 reti realizzate in 821 gare ufficiali con una media di quasi un gol a partita. Un record riconosciuto dalla Fifa che, finora, non è riuscita a stabilire quanti goal abbia realizzato un altro brasiliano prima di Pelé, ossia Arthur Friedenreich che, negli anni ’20, pare abbia segnato 1329 reti. Secondo alcuni, però, questa cifra sarebbe frutto di un errore di trascrizione e, non essendoci documenti ufficiali che lo attestino, la Fifa ha decretato Pelé il goleador più prolifico del mondo. Di certo sappiamo che il numero 10 brasiliano ha giocato, con la Nazionale brasiliana, 92 partite segnando 77 gol e vincendo 3 Mondiali. L’ultima vittoria arriva a Messico ’70 dove stupisce ancora tutti con il suo dribbling, noto in Brasile col nome di ‘drible de vaca’, e con il suo stile di gioco inconfondibile. Lo stile ginga che deriva dalla capoeira, l’antica danza degli schiavi che somiglia a una lotta. Il noto giornalista sportivo Gianni Brera lo descrive così: “Pelé vede il gioco suo e dei compagni: lascia duettare in affondo chi assume l'iniziativa dell'attacco e, scattando a fior d'erba, arriva a concludere. Mettete tutti gli assi che volete in negativo, poneteli uno sull'altro: esce una faccia nera, un par di cosce ipertrofiche e un tronco nel quale stanno due polmoni e un cuore perfetti”.
L'avventura di Pelé nel Cosmos
Nel 1974, dopo 19 stagioni con il Santos, Pelé si ritira dal calcio ma, appena un anno dopo, i New York Cosmos avviano una trattativa per avere l’ok del governo brasiliano a ingaggiarlo con un contratto da circa 4,5 milioni di dollari per tre anni. I Cosmos prendono anche Carlos Alberto, Beckenbauer e Chinaglia con l’obiettivo di dare lustro al calcio nordamericano. Pelé conclude definitivamente la sua carriera calcistica il primo ottobre 1977 nel Giants Stadium del New Jersey in un incontro tra il Santos e il Cosmos, le uniche due squadre in cui ha militato e, per l’occasione, giocherà con entrambe le squadre (un tempo per una). Nel corso dei decenni successivi il mondo del calcio si è diviso sull’eterna diatriba su chi sia il calciatore più forte al mondo: Pelé o Maradona? L’ex numero 10 brasiliano, alla fine, ha liquidato così la faccenda: “Maradona non calcia di destro e non segna di testa, e l’unico gol importante che ha segnato di 'testa' l’ha fatto con la mano”.
La vita di Pelé dopo il ritiro dal calcio
Pelé, dopo il suo ritiro, ha scritto 5 libri, ha partecipato come attore a varie pellicole, tra cui la più famosa è senza dubbio Victory con Sylvester Stallone ma soprattutto si è dedicato alla filantropia, collaborando anche con l’Unicef. Nel ’92 viene nominato ambasciatore delle Nazioni Unite per l'ecologia e l'ambiente, nel ’93 entra nella National Soccer Hall of Fame e nel 1994 è Goodwill Ambassador dall'Unesco. L’anno successivo assume per un triennio la carica di ministro straordinario per lo Sport in Brasile e promuove la cosiddetta "Legge Pelé" che aveva lo scopo di ridurre la corruzione nel calcio. Nel corso della sua vita ha avuto 3 moglie (l’ultima è 30 anni più giovane di lui), mentre i figli sono stati 7. Uno dei 3 avuti con la prima moglie, il portiere Edinho, nel 2017 è stato condannato a 12 anni e 10 mesi di carcere per riciclaggio di denaro proveniente da traffico di droga, ma nel 2022 è stato scarcerato in attesa della sentenza definitiva. Pelè, poi, dalla seconda moglie ha avuto due gemelli, una femmina e un maschio (anch’egli calciatore), mentre altre due figlie le ha avute da due relazioni extraconiugali.
I suoi ultimi anni di vita sono stati segnati da vari problemi di salute. Nel 2012 è stato operato all’anca, mentre nel 2014 Pelé è stato ricoverato prima per dei calcoli renali, poi per un’operazione alla prostata.
Nel 2017 Pelé è apparso su una sedia a rotelle durante la presentazione del 2018 della Coppa del Mondo a Mosca, dove è stato fotografato con il presidente russo Vladimir Putin e Diego Maradona e, un mese dopo, è finito di nuovo in ospedale per un crollo fisico. Nel settembre 2021 viene operato per un tumore al colon. Poi inizia una lunga battaglia, con l'ultima delusione provata dal letto di ospedale: l'eliminazione del suo Brasile dai Mondiali in Qatar.Il ricordo di suo padre
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