Torino - La speranza: rivincere lo scudetto. Il sogno: essere a Wembley, da protagonisti, il giorno della finale di Champions League che celebrerà al meglio il 150° anniversario della Federcalcio inglese. I problemi: quelli che potrebbero arrivare dalla vicenda legata al calcio scommesse e che vede coinvolti, per fatti eventualmente riferiti a prima che arrivassero a Torino, Antonio Conte e Leonardo Bonucci.
Andrea Agnelli, alla vigilia del raduno bianconero, liquida la questione con un «sono sereno» e si concentra invece sulle maglie, senza stelle perché «non riconosciamo il calcolo che fa la Federcalcio». Parla della decisione di non mettere le tre stelle peraltro ben visibili all'esterno dello stadio: «Quando guardo all'aritmetica della federazione, loro ne saltano due e non ci troviamo d'accordo. Allora abbiamo tolto anche le due stelle dalla maglia e aggiunto sotto il simbolo del club la scritta 30 sul campo. Tutti gli juventini - sottolinea il presidente bianconero - sentono di aver vinto 30 scudetti sul campo».
La Juventus è pronta a ripartire, comunque sia, con quella che per Agnelli «è una delle maglie più belle d'Europa e che finalmente ha di nuovo lo scudetto sul petto» (e per la quale Quagliarella si lascia andare a una battuta: «Ormai in questa squadra faccio solo il modello»). Con un orgoglio cresciuto ancor più dopo avere fornito all'Italia di Prandelli sette giocatori (otto, con Giovinco) protagonisti di un Europeo vissuto ben oltre le aspettative. Sarà la prima stagione PDP (Post Del Piero, dopo 19 splendidi anni) e magari avrà un sapore strano anche per questo. I tifosi ci faranno (pian piano) l'abitudine e comunque l'importante sarà confermarsi ai vertici, anche perché a Torino hanno imparato a protestare ad alta voce, come testimoniato dai malumori legati all'aumento dei prezzi degli abbonamenti (+35% per i rinnovi nei posti più popolari dello Stadium). Nel frattempo, Agnelli e Marotta hanno fatto le cose in grande: 18,4 milioni per le comproprietà di Isla e Asamoah, 11 per riscattare Giovinco, 4,2 per Giaccherini e 3,8 per Leali, l'erede di Buffon. Più Lucio, arrivato gratis dall'Inter, e Pogba, il cui addio al Manchester United ha fatto arrabbiare persino Sir Alex Ferguson. Il sogno, appunto, è quello di chiedere al Barcellona la rivincita della finale degli Europei tra Italia e Spagna: sette giocatori più uno da una parte, idem dall'altra. «Nel nostro piccolo, guardiamo alla squadra di Guardiola - amava ribadire Conte lo scorso anno -. È superficiale sottolineare il nostro carattere e basta. La realtà è che noi giochiamo a calcio».
Il difficile, appunto, sarà ripetersi in Italia ma anche (soprattutto) in Europa. Bisognerà avere la stessa fame di qualche mese fa, bisognerà trovare un attaccante (Cavani resta il sogno, Van Persie è diventato una mezza chimera: Jovetic sarebbe tutt'altro che un ripiego) capace di spostare gli equilibri, bisognerà che Conte e Bonucci escano puliti da interrogatori ed eventuali sentenze: il primo sarà ascoltato domani dalla Procura Federale, il secondo lunedì 16. Non si vorrebbero altre appendici, invece ce ne saranno certamente visto che a fine mese è attesa la convocazione del tecnico da parte della Procura di Cremona. A maggio, nei giorni post tricolore, il clima si era riscaldato e incattivito non poco: due mesi dopo si attendono certezze e si vuole comunque ripartire sulla scia degli Europei colorati di bianconero, pur non dimenticando il ricorso presentato lo scorso 14 novembre al Tar del Lazio in cui si chiedeva alla Figc un risarcimento danni di 443 milioni di euro. Sulla questione Conte, invece, Agnelli si mostra sereno: «Non esiste un eventuale piano B - ribadisce il presidente -.
Conosco Antonio da 20 anni, conosco i sui valori, da quando si alza a quando va a dormire pensa alla vittoria. Mi sono confrontato con lui e sono molto sereno sugli sviluppi. Sono certo che avrà la possibilità di dimostrare la propria posizione e tornare dal giorno dopo ad allenare serenamente la Juve».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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