Agnelli: "Prima le regole. Se non le rispettiamo sbagliamo da cittadini"

Il presidente: "Mi han chiesto di non giocare". Assenti i partenopei, partita vinta a tavolino 3-0

Agnelli: "Prima le regole. Se non le rispettiamo sbagliamo da cittadini"

Non ha vinto la Juventus e non ha perso il Napoli. Ha perso il calcio, ha perso lo sport, ha perso il governo. Strana, stranissima domenica. Parla Andrea Agnelli ed è una notizia. Conferma il messaggio ricevuto da De Laurentiis per il rinvio e chiarisce che: «Gli ho risposto che la Juventus si attiene ai regolamenti. La sua richiesta è legittima ma ci sono i regolamenti e a questi bisogna riferirsi e noi lo abbiamo rispettato. Se non ci atteniamo sbagliamo da cittadini, prima che da sportivi... ci siamo messi in bolla, ci siamo isolati ed eravamo pronti a giocare, come dice il protocollo che è un documento vivo ed è stato stilato per permetterci di giocare. Non spetta a me dire se verrà rivisto e corretto, non è di mia competenza. La vittoria a tavolino? A me piace vincere sul campo, sempre». Intervento istituzionale, presidenziale mentre, là fuori qualcosa stava accadendo. Serata fresca, pioggia leggera, ventilazione inapprezzabile, terreno di gioco perfettamente agibile, spettatori meno di cento, adulti e minorenni, direzione di gara affidata a Doveri, assistenti Meli e Bindoni, quarto uomo Calvarese, al Var Nasca e Ranghetti. La Juventus ha presentato una formazione appena rivista e corretta rispetto alla modesta esibizione di Roma, dentro Arthur e Bentancur, ma anche Dybala con CR7, assente Douglas Costa che ha concluso la sua carriera torinese e torna al Bayern di Monaco, in prestito secco. A proposito di assenze, dallo spogliatoio del Napoli non una sola voce, silenzio assoluto, stanza vuota, docce e rubinetti chiusi, porta serrata, nessun autobus del club parcheggiato nell'area riservata. Non è la prima volta che il Napoli non si presenta dinanzi alla Juventus. Era accaduto l'undici di agosto del duemila e dodici a Pechino, la sconfitta nella supercoppa aveva provocato i fumi di De Laurentiis Aurelio che, con grande senso di fair play, aveva ordinato alla squadra di disertare il palco, le medaglie e la premiazione, come protesta per l'arbitraggio definito scandaloso. Il presidente è uno fatto così, non gli piace perdere, in campo, prima, durante e dopo, vuole il pallone e tutto il cucuzzaro, non ama i suoi colleghi, della stampa ha un concetto squisito, vicino allo schifo. Stavolta ha voluto strafare, non si è fatto vedere lui e ha impedito ai suoi dipendenti di appalesarsi allo stadio della Juventus, con l'ordine di Tutti a casa. È questo anche il titolo di un film meraviglioso diretto da Luigi Comencini e prodotto dallo zio del presidente del calcio Napoli, Dino De Laurentiis. Era lui un principe del cinema italiano nel mondo. La nobiltà del nipote non è la stessa, l'ultima sua pazziata ha portato il Napoli a questa sceneggiata che verrebbe respinta da Mario Merola e che sta provocando allergie e irritazioni tra i dirigenti degli altri club.

Le luci della stadio torinese erano abbaglianti per una partita attesa ma mai incominciata, in circuito pure la musica a riempire la ridicola sagra, la finzione scenica ha offerto: Buffon senza mascherina a blaterare sul prato, i suoi sodali in tuta da relax, idem come l'arbitro e i suoi assistenti al sopralluogo in campo, muniti di ombrello tipo Collina a Perugia, il teatro dell'assurdo sarebbe piaciuto a Ionesco o al grande Achille Campanile.

Doveri, l'arbitro, ha eseguito il compito, ha raccolto le distinte della squadre, ha provveduto all'appello, se qualcuno non ha risposto allo stesso, come presumiamo tutti sia accaduto, ha riportato sul referto l'assenza e il motivo, ha raccolto eventuali riserve scritte del Napoli, per inviarle al giudice sportivo che, seguendo il codice, potrebbe, dare la sconfitta a tavolino 3 a 0 alla squadra di Gattuso (Il Napoli potrà presentare ricorso, giustificando l'assenza) o rinviare l'udienza non avendo a disposizione tutto il materiale necessario per prendere una decisione. Alle 21 e 30 fischio finale, nessun applauso, nessun vero vincitore, molti stupidi sconfitti. A Torino la partita non è mai incominciata ma adesso incomincia la battaglia che mai finirà.

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