Il terrore viaggia sugli sci. Gli ultimi giorni dell'anno hanno registrato incidenti che hanno riacceso i riflettori sul tema della sicurezza in pista. Ieri lo svizzero Gino Caviezel, primo a partire nella prova sulla Stelvio, sul muro di San Pietro ha sbattuto contro un palo violentemente ed è poi scivolato lungo la ripida discesa per decine di metri prima di essere portato in ospedale con l'elicottero, mentre tornava alla mente quanto successo venerdì, sempre sulla Stelvio, a Cipryen Sarrazin nella seconda prova della libera. Lo sciatore francese ha dovuto subire un intervento alla testa per ridurre l'ematoma intracranico riportato nella caduta. Come dimenticare poi la frattura scomposta di tibia e perone alla gamba destra subita dall'italiano Pietro Zazzi e le lesioni ai crociati dell'elvetico Josua Mettler. A questi si aggiunge il rischio che ha corso Marco Odermatt, sempre sulla Stelvio, quando sabato dopo un sobbalzo a oltre 100 km/h ha rischiato di cadere rovinosamente. Lo svizzero è rimasto miracolosamente in piedi ma che la caduta fosse praticamente certa lo dimostrano i sensori dell'airbag che hanno rivelato il movimento innaturale e attivato il dispositivo costringendo l'atleta a concludere la discesa gonfio come un pallone.
Di fatto, giorni ad alta tensione per lo sci, e le polemiche per la sicurezza della pista che tra due anni ospiterà le gare olimpiche di Milano-Cortina alla fine non stupiscono nemmeno, perché è l'intero movimento del circo bianco che da tempo è alle prese con il tema della sicurezza nelle gare. E proprio l'airbag rappresenta uno degli elementi cardine per aumentarla. Di cosa si tratta? Altro non è che un paraschiena con placche snodate di alluminio che assorbono e disperdono le onde d'urto degli impatti. Sei sensori attivano l'airbag che gonfiandosi protegge clavicole, cassa toracica e organi vitali. La Federazione Internazionale Sci (FIS) ha recentemente introdotto l'obbligo di utilizzare l'airbag per gli atleti impegnati nelle discipline veloci dello sci alpino, come la discesa libera e il super-G. Nonostante l'obbligatorietà, la FIS consente però alle Federazioni Nazionali di richiedere deroghe per atleti che scelgano di non utilizzare l'airbag per motivi specifici. Tra coloro che vi hanno rinunciato ci sono nomi di rilievo come Dominik Paris (Italia), Vincent Kriechmayr (Austria) e Lara Gut (Svizzera). L'airbag divide perché c'è chi lo vede come una limitazione della libertà di movimento.
Per Marco Pastore, Racing Director di Dainese, azienda leader nella produzione di protezioni sportive, «la FIS dovrebbe imporre regole chiare per la sicurezza. L'airbag è sicuro, con rischi minimi di aperture accidentali (il caso Odermatt, ad esempio), e non compromette l'aerodinamica».
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