«Spero che la notte di Glasgow possa diventare la svolta nella stagione». Negli occhi spiritati di Ricardino Kakà, il magico eversore del Celtic, sua vittima calcistica preferita, c'è tutta la speranza raccolta dal Milan insieme con i 3 punti della sfida Champions, portati via dalla Scozia con un bel po' di soddisfazione e un sospirone di sollievo. La svolta si chiama Kakà e si può anche rintracciare nelle parole di Adriano Galliani che fu, a fine agosto, il regista dell'operazione, criticata e censurata dentro e fuori il club, non solo da tifosi infedeli e osservatori superficiali. «Basta vedere Kakà e la sua famiglia per capire il suo rendimento attuale: Ricki è una persona felice, felice di giocare, felice di giocare al Milan e di stare a Milano come mi ha ripetuto sua moglie la sera della festa di Fondazione Milan», il parere dell'ad rossonero che continua a depistare chi intenda chiedere informazioni su possibili summit con Silvio Berlusconi e sua figlia Barbara legati a sviluppi futuri. «Incontri non sono in agenda», riferiscono le fonti interessate e questo fa capire che fino a quando non sarà possibile riaprire il fascicolo sul tavolo di Arcore, all'attenzione del presidente quindi, ogni annuncio è prematuro e suscettibile di modifiche.
Kakà è in effetti un campione finalmente felice, «non proprio come nella notte del Celtic quando alzai al cielo il Pallone d'oro», ma quasi. Segno che fu un investimento sicuro aver puntato sul suo talento, sulla sua voglia di riscatto e sulla sua integrità fisica, recuperata nel volgere di qualche settimana. «Perciò mi precipitai a Madrid, chiesi a Florentino Perez di riaprire gli uffici del Real Madrid anche se era domenica e di portare a casa il contratto a costo zero», l'ultimo dettaglio della trattativa di Galliani che un tempo sarebbe passata quasi inosservata e che invece, con il proliferare di polemiche intestine, sta alimentando un curioso dibattito interno al Milan.
Dove peraltro non si spengono le polemiche firmate da Allegri, a nome suo personale e di tutto lo spogliatoio, a proposito della talpa di Milanello che avrebbe spifferato il ritardo dei giorni scorsi. «Io e i giocatori non abbiamo affatto dimenticato», è la promessa-minaccia del livornese che si è fatto addirittura promotore di una iniziativa anti-talpa. Da qui fino alla sosta invernale, il collegio rossonero rimarrà chiuso a pubblico e ospiti, così come gli incontri con la stampa saranno ridotti all'osso. È una mossa difensiva che sa molto di preoccupazione per le reazioni degli ultrà alle voci di ritardi agli allenamenti, conseguenze di notte in bianco o quasi. Certo che col successo di Glasgow, il Milan non ha risolto uno solo dei suoi tormenti e dei suoi problemi. Perché la qualificazione è ancora in bilico, perché, come ha spiegato sempre Kakà, «adesso bisogna dare continuità a questa prova incoraggiante», tra Catania e Livorno.
Ma nel frattempo le notizie curiose han ripreso a uscire puntualmente. Tipo quella relativa a Mexes che avrebbe patito il problema all'occhio quale conseguenza di qualche doccia solare di troppo. Dal club non è arrivata né una secca smentita e nemmeno una conferma: come dire, può essere, sempre che ci sia qualche specialista in grado di confermare una tesi così pittoresca. In più, il Milan ha perso un altro pezzo del suo gruppo. Robinho, lussazione alla spalla, dovrà stare bloccato per 3 settimane, lo si rivedrà nel 2014 qualora dal mercato di gennaio non dovessero giungere altre novità.
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