Domenico Latagliata
Torino Andrea Agnelli sa. Ed è forse l'unico a conoscere l'esito di quella che sta diventando una mezza telenovela primaverile: Allegri resterà alla Juve anche il prossimo anno oppure no? Mistero. Di sicuro, il tecnico livornese ha ributtato una volta di più la palla nel giardino bianconero confermando, nel post Olimpico romano, che intende restare a Torino. Come dire che, se le cose andranno diversamente, la responsabilità non sarà sua. Da qui si parte, allora, per arrivare chissà dove: i bookmakers ieri ne quotavano la conferma a 2 (in leggera risalita), mentre l'arrivo di Guardiola era dato a 2,50 (da tre che era). Più o meno uno sprint, ecco. Con all'orizzonte un incontro tra il numero uno della società e lo stesso Allegri che sarà a questo punto decisivo: altri rinvii non saranno possibili né avrebbero senso.
Paradossale o no, questo è quanto. Mentre le recenti parole di Nedved («Resta? Chi vivrà, vedrà») hanno lasciato sorpresi tanti e mentre ieri il ds Paratici era presente al Salone del Libro del Lingotto ad assistere alla presentazione del libro (E' molto semplice) dello stesso Allegri. «Ci vuole coraggio così l'allenatore bianconero -. Quando è il momento di puntare, bisogna farlo: se no, non vinci più. E quel momento lo percepisci seguendo te stesso e le tue sensazioni, senza scimmiottare gli altri. Bisogna essere quello che si è». Appassionato del proprio lavoro («rimanendo comunque distaccato, altrimenti si perde lucidità») ed essendo anche pronto a ripartire, specie dopo una sconfitta: «Non si può sempre vincere. La sconfitta però ti aiuta a rialzarti, perché avrai un'altra occasione. Non c'è sempre e solo crescita: a un certo punto ti fermi e, per risalire, devi scendere. Per questo bisogna cambiare: è la regola numero uno, che vale anche nella vita in generale». Tenuto conto del suo desiderio di restare a Torino (a proposito: il gossip di ieri lo vuole pronto ad acquistare casa nei pressi della Mole), si potrebbe allora pensare a una richiesta di restyling sostanzioso della rosa. Per rilanciare e ripartire, appunto. Senza mai dare nulla per scontato, perché «a tanti vincere sembra normale, quando invece è difficilissimo. Quest'anno la squadra ha fatto durare il campionato trenta giornate: meno di così non si può fare, perché più di tre punti a partita non ce li possono dare. Quindi non vedo l'ora che sia domenica per celebrare l'ottavo scudetto di fila della società.
La Juventus ha vinto il 50% dei trofei cui ha partecipato, è stata un'altra stagione straordinaria». Se qualcuno ha mugugnato, affari suoi: non lo dice apertamente ma lo pensa, questo è sicuro. Che poi quel 50% basti per rimanere davvero a Torino, è ancora un altro paio di maniche.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.