Il ritorno di Fernando Alonso è un affare per la Formula 1. Se lo sia anche per la Renault ce lo racconterà la storia. Difficile dire se sia mancato più Fernando alla Formula 1 o se sia stato il contrario. La verità è che sono fatti uno per l'altra. Come Sandra e Raimondo. Litigarelli, ma inseparabili. Fernando ha corso 312 gran premi, vinto 32 volte, conquistato 97 podi e 22 pole position. È stato due volte campione del mondo, proprio con la Renault, in un'epoca in cui a gestire il team c'era un italiano, Flavio Briatore. Oggi Briatore si occupa di altro, ma a gestire la Renault e non solo il team di Formula 1, c'è un altro italiano, Luca De Meo, il ceo appena tornato da dove era partito dopo una carriera straordinaria tra Fiat e gruppo Volkswagen. Il nome di Fernando Alonso è comparso nella conversazione che Luca De Meo ha fatto qualche mese fa con un altro vecchio amico di Fernando, un amico con cui non si era lasciato troppo bene, Luca di Montezemolo. De Meo in Renault ha problemi ben più grandi del team di Formula 1, ma il budget cap lo ha convinto a proseguire la sfida, ma visto che esserci tanto per esserci non fa per lui, ha calato l'asso andando a prendere un uomo del passato che può ancora rappresentare il futuro.
Alonso compirà 40 anni il 29 luglio 2021, potrebbe essere il padre di Verstappen, Leclerc e compagnia. Ma non si arrende. È stato lontano dalla Formula 1 due anni, ha vinto in endurance, ci ha provato in America (e ci proverà ancora a Indy) e alla Dakar. Non può stare senza l'adrenalina delle corse. Ha provato a infilarsi dovunque cominciando a telefonare a Binotto molti mesi fa. Ha la convinzione che con le nuove regole 2022 la sua classe possa fare la differenza. «Lavoreremo guardando al futuro e credo che il nuovo regolamento porterà una maggiore equità in questo sport - ha detto presentando la sua nuova sfida - Il tempo per lavorare e pianificare non manca, spero che ci sarà più motivazione e che tutti spingeranno al massimo. Da parte mia sono consapevole di ciò che ci attende nel 2021, vogliamo costruire qualcosa di importante e credo che ci sia tutto quello che serve, dalle capacità alle infrastrutture così come gli investimenti. Quindi, sono molto rilassato». Fino a qualche anno fa non c'erano dubbi su come avrebbe potuto fare la differenza. Oggi, con tanti ragazzi tosti, veloci, preparati e decisamente meno cari dal punto di vista dell'ingaggio, scegliere Alonso con tutto quello che comporta portarselo in casa, è un rischio per la Renault. Ma un rischio che vale il gioco. Perché se Fernando riuscirà a cambiare lasciando fuori dalla fabbrica i suoi giochi poco di squadra e le sue manovre politiche potrà far crescere la monoposto e poi portarla al traguardo in una posizione migliore di quella che vale.
Però in Renault devono sapere che se le cose non andranno come dice Fernando, un giorno potrebbero sentirsi dire in mondovisione via radio che il loro è «un motore da Formula 2». Intanto il suo primo messaggio lo ha già spedito: «L'unica cosa che conta sono le prestazioni, non credo che sia la data di nascita sul passaporto a fare la differenza». I giovani sono avvisati.
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