Le azzurre della spada e un bronzo agrodolce

Bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto?

Le azzurre della spada e un bronzo agrodolce

Bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto? La scherma si consola con la prima delle possibili medaglie a squadre necessarie per migliorare il bottino di una spedizione che per la prima volta, 41 anni dopo i Giochi di Mosca, non ha fatto registrare nessun acuto individuale. Il primo contentino l'ha portato la squadra della spada femminile, ma anche in questo caso c'è da chiedersi se si tratta di festeggiare un bronzo, visto che il podio in questa specialità mancava dall'argento di Atlanta '96 (con Zalaffi, Uga e Chiesa), oppure rimpiangere un metallo più prezioso, visto che la semifinale persa con l'Estonia era alla loro portata, anche se le baltiche hanno poi vinto l'oro. Rossella Fiamingo, Federica Isola, Mara Navarria e Alberta Santuccio hanno giustamente festeggiato, anche perché tutte avranno pensato alla cocente delusione di Rio 2016, quando la squadra delle spadiste non era nemmeno riuscita a qualificarsi. Ma se il discorso si estende al bilancio generale, dopo aver eliminato la Russia nei quarti, la semifinale con le baltiche pesa come un'occasione mancata e alla fine del confronto la delusione sui volti era evidente. Tanto più che le stesse azzurre hanno poi dimostrato tutte le loro potenzialità andando a prendersi la finale di consolazione contro le cinesi della fresca campionessa olimpica Sun Yiwen. Con la corazzata di Pechino che va in tilt a metà gara, quando la Navarria e la Fiamingo portano l'Italia avanti di 6 punti (19-13), anche se poi le azzurre devono difendere il vantaggio soffrendo fino all'ultima stoccata.

L'urlo liberatorio («Dopo la delusione con l'Estonia era diventata la gara più importante della nostra vita») non libera ancora la scherma dall'ossessione della caccia all'oro. Oggi ci proveranno le sciabole di Samele e compagni.

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