Bacca si scusa, il vero Milan solo dietro le quinte

Ricucito subito lo strappo con Brocchi. Mihajlovic: "Con me non c'era tensione..."

Bacca si scusa, il vero Milan solo dietro le quinte

Finalmente è tornato il vero Milan. Non sul prato di San Siro, naturalmente chè la prova opaca al cospetto del Carpi di giovedì sera è stata la conferma della mediocrità collettiva. No, è tornato il vero Milan dietro le quinte, vista la velocità con cui lo strappo tra Bacca e Brocchi è stato ricucito. Il colombiano, alla sostituzione, la seconda consecutiva dopo Marassi, ha reagito con un'occhiata di fuoco, ha gettato via la tuta e si è infilato nelle viscere di San Siro senza passare a salutare tecnico e panchina. «Bacca? Con me al Milan non c'era tensione», il commento dell'ex tecnico Mihajlovic.

«Dopo una riflessione chiedo scusa a compagni e allenatore, questo non sono io» la frase dell'attaccante pubblicata su Instagram cui ha replicato lo stesso Brocchi con «uniti per il bene del Milan». In effetti Bacca si è sinceramente pentito ieri mattina. È entrato nello spogliatoio e ha parlato ai suoi sodali che hanno apprezzato e cancellato il ricordo dell'episodio. Poi c'è stato il faccia a faccia con Brocchi che ha tratto spunto dall'insegnamento di Ancelotti: ha capito, perdonato e pubblicato sul suo profilo la foto di un abbraccio simbolico con Carlos. È stata l'unica nota lieta della settimana milanista perché persino lo spot pubblicitario prima della sfida col Carpi da attori vestiti da calciatori che recitavano la famosa danza Haka ha suscitato un mare di proteste giunte dall'altra parte del mondo.

Il debutto a San Siro di Brocchi infatti è stato all'insegna del come volevasi dimostrare. Ha fatto specie la freddezza della curva ma poi è stata l'insipienza della squadra a provocare la pioggia di fischi.

È vero, per una volta, il Milan ha comandato il gioco addirittura ottenendo il record di possesso palla detenuto nientemeno che dal Napoli di Sarri (particolare non casuale contro il Carpi): ma in questo caso è stata conseguenza diretta dell'atteggiamento tattico di Castori che ha parcheggiato il pullman davanti alla porta. E, rigore clamoroso a parte, non ci sono stati squilli di tromba, segno che il lavoro di Brocchi è all'inizio ed è impensabile che possa produrre effetti virtuosi nel giro di dieci giorni, altrimenti lo avrebbero già proposto per la beatificazione. Gli toccherà invece lavorare duro, inventarsi qualcosa per lunedì pomeriggio a Verona (Balotelli e Alex squalificati, Luiz Adriano non ancora perfettamente recuperato, Kucka al rientro) e in particolare concentrarsi sulla finale di coppa Italia con la Juve in arrivo tra un mese, unico traguardo a disposizione. L'assalto al quinto posto della Fiorentina è abortito all'istante, neanche il tempo di prendere nota della sconfitta viola a Udine ed ecco che è arrivato il quarto 0 a 0 della stagione, altro segnale inquietante di un deficit milanista che ha a che vedere non tanto con la fantasia quanto invece con la costruzione del gioco.

Il totale dei gol realizzati, 43, è appena inferiore a quello (44) dell'Inter che però è davanti, al quarto posto. Bacca ha fatto il suo (15 reti), non esattamente gli altri attaccanti, da Luiz Adriano a Niang (ancora ai box) per non parlare di centrocampisti e tre-quartisti (Boateng è stato bocciato in modo deciso da San Siro, Menez non si è mai visto per l'operazione alla schiena).

E tra una settimana ci sarà l'assemblea degli azionisti per approvare il bilancio del 2015, altra prova esemplare della generosità di Fininvest e di Silvio Berlusconi.

La perdita del club è fissata in 89,3 milioni di euro che hanno reso indispensabile un versamento dell'azionista pari a 150 milioni, il triplo rispetto al 2014 (allora firmò un bonifico da 53 milioni). Evidente il peso, sui conti della produzione (220 milioni) e sui costi del personale (163 milioni), della mancata partecipazione alla Champions.

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