Tragedia Nanga Parbat, Ballard e la sua intervista profetica: "Non vorrei morire nel letto..."

Tom Ballard e Daniele Nardi hanno trovato la morte sulla montagna del Nanga Parbat. L'alpinista inglese nel 2015 rilasciò una lunga intervista a GQ: "Sono nato tra le montagne. La morte? Preferirei non morire nel mio letto"

Tragedia Nanga Parbat, Ballard e la sua intervista profetica:  "Non vorrei morire nel letto..."

Le ricerche di Daniele Nardi e di Tom Ballard si sono interrotte poco più di due settimane fa e i due alpinisti, purtroppo, sono stati dichiarati morti. Se l'intervista rilasciata dallo scalatore italiano alle Iene aveva fatto venire i brividi per i contenuti e per i temi toccati, anche quella dell'inglese è davvero incredibile anche se risale a quattro anni fa. Tom, nella primavera del 2015 infatti, rilasciò una lunga intervista a GQ, versione inglese: "Sono cresciuto tra le monteagne e mi chiedono sempre a cosa penso quando le scalo...A mia madre? Allora io rispondo: no, ovviamente penso più che altro a non precipitare".

Ballard e Nardi, come tanti altre persone che ci avevano provato in precedenza, hanno trovato la morte sul terribile Nanga Parbat con Tom che ai tempi aveva parlato della madre morta: "Ricordo che era dolce, generosa e però tremendamente determinata. Insomma, lontana anni-luce dallo stereotipo dello scalatore. Il suo motto era un detto tibetano: meglio un giorno da tigre che mille anni da pecora. Ha a che fare con il coraggio, certo. Ma per me arrampicare ha più a che fare con una fuga dalla vita normale. Insomma, nel mio caso non si tratta esattamente di coraggio, anzi proprio l’opposto".

Ballard ha poi parlato dei pericoli di fare l'alpinista: "Riconosco che il pericolo sia un elemento di attrazione per noi alpinisti, anche se non siamo disposti ad ammetterlo. Ma l’alpinismo non è lontanamente assimilabile per esempio al base jumping dove sei sempre in cerca di quel certo brivido. L’alpinismo ha una componente importante di ‘quiete’, specialmente quando sei in vetta, quando senti di avere raggiunto un traguardo. Scalare montagne è una combinazione di cose: bellezza, pericolo, senso di soddisfazione. E dà dipendenza. Molta. Quando qualcuno di noi ha un incidente mortale in montagna, cerchiamo qualcuno o qualcosa a cui dare la colpa. Il problema è che non si può dare la colpa alla montagna".

Il ragazzo inglese, infine, aveva ammesso di essere un uomo nato sulla montagna e legato ad essa e nella chiosa dell'interivista aveva rilasciato una frase significativa sul suo modo di vivere la vita: "Sono legato alla montagna, amo le montagne. Quindi capisco molto chiaramente perché mia mamma ci andava e come sia rimasta uccisa facendo ciò che amava.

Voglio dire, se è così, non puoi davvero desiderare di meglio, no? Preferisco che sia morta assecondando la passione della sua vita piuttosto che averla magari vista sopravvivere per anni, già condannata da qualche terribile malattia. Io stesso, a pensarci bene, preferirei non morire nel mio letto".

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