Niente colpo di scena, il campione del mondo della MotoGP è lo spagnolo Jorge Martin. Francesco Bagnaia si è fermato a 10 punti da lui e d'altronde era pressoché impossibile recuperarne 19 nell'ultimo GP della stagione. Ci sarebbe voluto un imprevisto, sotto forma di una caduta o un problema tecnico, perché mai, nel corso dell'intera stagione, Martin ha finito oltre il quarto posto, se non a Misano dove commise un errore strategico alle prime gocce di pioggia, rientrando ai box per cambiare moto quando non era il caso.
Bagnaia a Barcellona ha fatto tutto quanto era in suo potere, dominando dal primo all'ultimo giro quella gli è parsa la gara più facile e inutile dell'intera stagione; non avevano interesse ad attaccarlo né Marc Marquez, che sarà suo compagno di squadra nel 2025, né Martin, cui il terzo posto era più che sufficiente per assicurarsi il numero uno. Incredibile ma vero, non sono bastati gli undici GP vinti ad assicurare a Pecco il terzo titolo consecutivo: «Perdere così non è disonorevole e Jorge si è meritato tutto». Il neo campione se ne è aggiudicati soltanto tre, ma è salito sul podio 32 volte in 40 gare, considerando anche le Sprint race del sabato, e ha limitato a 4 il numero degli zeri.
È stata proprio la sua costanza di risultati a fare la differenza ed a permettergli di realizzare quello che prima dell'estate sembrava un sogno impossibile. Già, perché a inizio giugno Martin ha firmato il contratto che lo legherà all'Aprilia per le prossime due stagioni e ben pochi pensavano che Ducati gli avrebbe lasciato portare con sé il numero uno.
Tra quei pochi c'era Paolo Campinoti, patron del Team Pramac, primo supported team campione del mondo nella storia della MotoGP. Fino a ieri questo traguardo era stato esclusiva delle squadre schierate dalle Case costruttrici, ma Ducati, come ha detto un trionfante Campinoti: «Si è comportata come nessun altro si sarebbe comportato, in virtù di un grande rapporto di stima e collaborazione che ci ha permesso di far parte di questo trionfo». Jorge Martin non poteva che confermare: «Ducati è stata incredibile a lasciarmi lottare per il titolo con Bagnaia. Devo dir loro grazie per avermi dato la moto per vincere il titolo».
La Casa bolognese esce così vincitrice del Mondiale 2024 anche sul fronte della sportività, avendo assicurato fino all'ultimo il massimo supporto tecnico al pilota ed alla squadra che il prossimo anno
cambieranno marca (il team Pramac avrà le Yamaha). Chiamiamola «operazione simpatia» da parte dell'industria italiana, dominatrice del campionato con 19 GP vinti su 20 e 4 piloti ai primi 4 posti della classifica finale.
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