nostro inviato a Cortina
Si racconta che la partita perfetta debba finire zero a zero. Qualcosa di simile deve valere anche per il ciclismo: dopo la tappona di Cortina, emozionante come un quattro a tre, ci si ritrova a fare i conti con quello che i cronisti diligenti chiamerebbero nulla di fatto. O risultato in bianco. O risultato a occhiali, che secondo me resta il più geniale.
Dopo quattro passi, affrontati tutti ad alta andatura per il lavoro continuo e massacrante della Liquigas di Basso, si guarda la classifica e si scopre che niente è cambiato. L'unico game-over riguarda l'Astana, con il presunto fenomeno Kreuziger a distanze umilianti e il valoroso Tiralongo comunque lontano. Il resto, immutato.
Più della classifica, parla però la corsa. Molto di più. Rimettendo in ordine le varie questioni, abbiamo questo referto finale.
Prima questione: Basso. Nel round inaugurale d'alta montagna si fa trovare prontissimo. Corre nell'unico modo che gli è congeniale, cioè puntando sulla resistenza: squadra (voto 9) davanti a strinare gli avversari, poi lui a provare la rifinitura. Stavolta il finale è una lunga picchiata giù dal Giau, per cui non ci può essere il colpo del ko. Due però le liete novità: una grande discesa su Cortina- lui che è notoriamente piuttosto imbranato- e soprattutto una bella volata finale, segno comunque di freschezza, tanto che lo batte solo un superfinisseur come Rodriguez. Giornata da voto 8 .
Seconda questione: Rodriguez. La maglia rosa tiene piuttosto bene, senza l'aiuto di una squadra vera, poi va a sfruttare l'occasione buona della volata per vincere la seconda tappa. Batte Basso e subito gli chiede scusa: «Ci tenevo troppo, oggi è l'anniversario della morte di Tondo Volpini, il mio amico morto schiacciato dalla porta del garage. Però a Basso ho detto che è andato molto forte. Io ho sofferto. Se fa così anche domani e sabato, a Pampeago e allo Stelvio, sarà dura resistere ». A occhio e croce fa un po' la gattamorta. Diffidare della recita. Intanto, voto 9.
Terza questione: Scarponi. Sarebbe la sua tappa, perché i diciotto chilometri di discesa su Cortina sono terreno perfetto per un suo attacco. Ma a un chilometro dallo scollinamento, sotto il forcing di Pozzovivo ( voto 8 ), frana per crampi («Ho bevuto poco»). E' bravissimo a salvare la situazione con un grande recupero, ma la giornata non svolta: resta inesorabilmente un'occasione persa. Il voto è 5.
Quarta questione, la più allarmante: Hesjedal. Questo canadese è la vera notizia di giornata. Già in rosa due volte, sempre di sabato, tiene benissimo anche sulla grande salita. Addirittura, sul Giau, è l'unico a provare un attacco in alternativa a Basso. Nel borsino rosa le sue quotazioni sono paurosamente da Toro. Dalla sua, la cronometro di domenica a Milano: trenta chilometri, per uno specialista del suo calibro, sono un conto in banca. Se non se ne disfano prima, li disfa lui. A Cortina voto 9.
Questo è quanto, dopo una vera giornata di Giro. Gli ultraschizzinosi stanno già dicendo che nessuno dimostra di elevarsi sopra gli altri, che questa incertezza può essere anche livellamento in basso, ma mi sembra esagerato: quando i creativi del Giro offrono terreno fertile, la corsa cresce e i campioni lentamente sbocciano. Domani e sabato il terreno sarà fertilissimo, con Pampeago e Mortirolo-Stelvio: non potranno tirarsi indietro. Basso: «Li lavorerò ai fianchi come a Cortina, sperando che prima o poi vadano giù». Rodriguez: «Bisogna attaccare Hesjedal, altrimenti il vincitore è lui».
Ed Hesjedal, per dire con quanta paura li affronta: «A Cortina ho capito una cosa: i grandi non sono più forti di me…». La sensazione è che l'abbiano intuito anche i grandi. Adesso che l'hanno capita, vediamo che fanno.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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