Firenze - Studia da leader per un futuro da protagonista in bianconero e azzurro. Bernardeschi vive un «periodo di apprendistato giusto e doveroso» a Torino. Immersione totale nel mondo juventino: «Sono orgoglioso - ha sottolineato più volte questa parola - della scelta che ho fatto. Quello che mi ha colpito di più è la mentalità della Juve: dal presidente al magazziniere, pensano solo alla vittoria. E questa non l'acquisisci in un giorno o in una settimana. Per me serve tanto lavoro. Voglio diventare titolare nella mia squadra e in Nazionale. Ecco l'obiettivo che mi pongo quest'anno».
Ma Federico ha l'anima graffiata. Gli insulti della rete lo hanno ferito, una cicatrice difficile da suturare. E' successo dopo la partita con la Fiorentina, anche se il discorso è più ampio: «Io accetto le critiche, fanno parte del mestiere. Quando però posto la foto di mia sorella in stato interessante, vicina al parto, e trovo chi augura la morte alla bambina, Olivia, già prima della nascita (la piccola è venuta alla luce pochi giorni fa, ndr), non ci sto più. Queste persone dalla pochezza umana io le definisco leoni della tastiera. Si nascondono dietro un video del computer. Non va bene. Ho basi solide per superare queste cose, altri no e infatti c'è anche chi si è suicidato o ha sofferto tantissimo. Ecco perché mi sono sfogato, ho voluto denunciare i social che sono il male del nostro tempo».
Torniamo all'apprendistato: «Mi trovo in un club tra i più importanti d'Europa. E' stato giusto non essere subito titolare e ho vissuto tutto questo con grande maturità. Anzi, ho apprezzato la considerazione di Allegri: poteva anche non impiegarmi e invece ogni volta mi ha fatto entrare concedendomi minuti preziosi. Mi ha sempre incitato ad allenarmi duramente, dandomi tanto sul piano umano e aiutandomi a inserirmi nel meccanismo. Un altro attestato di stima l'ho ricevuto dal ct Ventura che mi ha confermato la fiducia».
E' un'Italia dalla linea verde, Bernardeschi si fa portavoce di un movimento in marcia verso traguardi di spessore: «All'estero c'è una visione diversa del giovane, se vali vai subito in nazionale. Però mi pare che il clima adesso stia cambiando anche da noi: c'è più pazienza perché un ragazzo può sbagliare tre partite, ma deve essere aspettato. Ci sono squadre come l'Atalanta e non solo che hanno giovani molto forti. Nel 2016 ero l'unico giovane dell'Italia all'Europeo. Adesso, invece, ce ne sono tanti». E a chi gli chiede perché lui sia stato utilizzato a sprazzi mentre Bentancur ha avuto più spazio, risponde con una domanda: «Detto che Rodrigo è un talento immenso, se fossero stati presenti tutti i centrocampisti lui avrebbe giocato così tanto?...»
A Firenze hanno preso male il suo passaggio alla Juve e non poteva essere altrimenti, la rivalità è ben nota: «La riconoscenza per la Fiorentina che mi ha cresciuto e mi ha permesso di arrivare a questi livelli, ci sarà sempre. Però nel calcio ci sono strade diverse ed io sono orgoglioso di aver fatto una scelta straordinaria, arrivando in una societa' che aveva vinto 6 scudetti consecutivi». Non farà come Roberto Baggio nell'aprile '91: «Se dovessero dare un rigore contro la Fiorentina, io lo tirerei. Perché faccio parte di un'altra squadra e per lei devo lottare». Dedica per l'altro Federico: «Con Chiesa ho giocato un anno a Firenze e nel recente Europeo Under 21. Me lo sono un po' coccolato. Gli faccio i migliori auguri, è molto bravo». Allegri un giorno ct azzurro? «Perché no? È un tecnico che ha vinto tanto e l'Italia deve sempre puntare al meglio».
Pensierino finale: «Il mio compito è impegnarmi al massimo per mettere in difficoltà Allegri e Ventura con le loro scelte. In azzurro ho davanti Candreva che ha fatto bene ovunque. Io dovrò fare lo stesso. Interno di centrocampo? Se me lo chiedessero mi metterei a disposizione».Bernardeschi, studia da leader.
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