La (quasi) rissa tra il milanista Zatlan Ibrahimovic e l'interista Romelu Lukaku nel corso del derby nei quarti di Coppa Italia ha scatento molte polemiche. Per la rubrica il bianco e il nero abbiamo chiesto l'opinione dei parlamentari Ignazio La Russa e Maurizio Lupi.
Cosa ne pensa della lite tra Ibra e Lukaku?
Lupi: “Penso che come sempre in Italia creiamo i casi dove non ci sono, facendo dei clamorosi errori ed essendo quindi noi diseducativi. Ibra e Lukaku dovevano essere espulsi entrambi dopo quella sceneggiata e sarebbe finita lì. Quando si gioca a calcio succede che quando un giocatore va fuori di testa e l'altro reagisce, vanno fuori tutti e due e si chiude il caso”.
La Russa: “A differenza di una semplice lite di campo, qui c'è stata la volontà di provocare Lukaku da parte di Ibra, il quale è intervenuto quando era già finito tutto. Di solito le liti di campo nascono da uno scontro tra due giocatori, mentre in questo caso mi è sembrato che l'inizio del diverbio sia stato a freddo”.
Secondo lei, in questa vicenda il razzismo c'entra in qualche modo?
Lupi: “Accusare Ibrahimovic di razzismo significa, tra l'altro, non conoscere la sua storia. Lui, che è di etnia rom, ha vissuto sulla sua pelle che cosa vuol dire il razzismo e , poi, significa non aver mai giocato a calcio. Un conto è insultare qualcuno per la sua etnia e un conto è provocare l'altro sul campo, una cosa che nel calcio non si deve fare tanto che si viene espulsi. Basta strumentalizzare casi di questo genere. Se andiamo avanti così, gridando “al lupo, lupo”, finisce che quando effettivamente c'è razzismo si confonde tutto. È stata una bella scena? Assolutamente no. Succedono queste scene nel campo di calcio quando si gioca? Assolutamente sì. Adesso che non ci sono gli spettatori, poi, si sente tutto quel che si dicono i giocatori. Se ci fossero state 80mila spettatori che ci sono di solito nel derby, tutto sarebbe finito lì. Secondo me dovevano essere espulsi entrambi subito”.
La Russa: “Secondo me il razzismo non c'entra, ma oggi siamo abituati a vedere il razzismo anche in situazioni che col razzismo hanno poco a che vedere. Mi ricordo che di recente un giocatore straniero è stato crocifisso per aver usato la parola “negro” che nella sua lingua, credo fosse il portoghese, significa proprio nero. Hanno detto: 'E allora? Se fosse bianco, lo avrebbe detto?' Secondo me, anche in questo caso, il razzismo non c'entra. C'è stata solo una provocazione di Ibra che ha parlato di vodoo. Ma, se si accetta questa interpretazione, va tenuta sempre e non solo quando fa comodo parlare di razzismo su episodi anche meno offensivi di questo. Sarebbe bene che ci ricordassimo che il razzismo va sempre ben circostanziato e, quindi, con i criteri che si usano adesso si può parlare di razzismo. Ma secondo me sono sbagliati questi criteri”.
C'è chi vorrebbe escludere Ibra da Sanremo, è d'accordo?
Lupi: “Ci sta pensando Franceschini a non fare Sanremo. Siamo alla follia pura. Cosa vuol dire? Sanremo si fa al Teatro Ariston e non può essere paragonato alla Scala. È un evento televisivo costruito in un luogo che ti permetta di avere degli spettatori. Perché proibire i figuranti? Detto questo, Ibrahimovic è stato scelto perché è un testimonial positivo per tante persone. Se vediamo tutte le volte che è stato espulso, allora non dovevano nemmeno invitarlo. Se si invita è per la sua testimonianza. Questo moralismo imperante per cui devi trovare sempre un qualcosa per creare polemiche è inaccettabile e, quindi, se si fa Sanremo, si inviti Ibra altrimenti bisognare ricoverare chi lo aveva proposto e adesso non lo vuole più. La storia di Ibra è nota a tutti ed è un esempio per tanti giovani, che insegna che ci si può affermare e vivere con alcuni valori”.
La Russa: “Io non credo che vada escluso per questo episodio. Se, poi, mi chiedi: 'sei contento che Ibra fa non una, ma cinque serate a Sanremo e, quindi, diventi un personaggio centrale del Festival?' dico che mi sembra una follia. Per l'audience? Se è per quello, allora gli aumentino il cachet. Se, invece, lasciando perdere l'episodio sportivo, mi chiedi: 'è giusto invitare Ibra?' ti dico che se lo vuoi invitare una volta per 10-15 minuti ok, ma che non sia un personaggio centrale. Se vuoi, invece, fare un omaggio al calcio invita Buffon, Totti o dei giovani come Barella e Insigne, cioè un giocatore italiano per il Festival della canzone italiana. Sanremo non è il festival della canzone svedese”.
Secondo lei, i giocatori di colore in Italia sono discriminati?
Lupi:“Non bisogna abbassare la guardia e non bisogna essere indifferenti o girare la testa dall'altra parte. L'indifferenza aiutano il diffondersi di una cultura che tante volte abbiamo dimenticato, ma che ancora permane. Mi sembra che i giocatori di colore non siano discriminati, anzi. Ma ci ricordiamo qual è stata la persecuzione nei confronti dei rom? È il razzismo che va combattuto in ogni caso, mentre lo sport diventa un esempio di integrazione e di affermazione per tanti calciatori che, magari, sono arrivati in Italia da clandestini su una barca. In Italia ci sono stupidi e irresponsabili che utilizzano lo sport dagli spalti per mandare messaggi razzisti che non bisogna mai sottovalutare e, anzi, bloccare sul nascere. Da milanista ricordo quando Boateng butta la palla, si ritira e non gioca più...”.
La Russa: “Secondo me i calciatori di colore non sono discriminati, anzi ne arriva uno nuovo ogni settimana. Anche solo porre la domanda credo sia incomprensibile. Noi interisti impazziamo tutti per Lukaku e, in ogni squadra, ce ne sono almeno due. La domanda è fuori da ogni logica”.
Secondo lei, Ibra andrebbe punito più severamente per le sue affermazioni?
Lupi:“Ibra andrebbe squalificato per doppia ammonizione. Sarebbe clamoroso e vergognoso se, in nome dell'antirazzismo, si usasse questo episodio per immolare l'agnello sacrificale, squalificando Ibra più duramente per la frase che ha detto”.
La Russa: “Giustamente sono stati ammoniti tutti e due. Se l'arbitro, sbagliando, avesse voluto rovinare la partita, li avrebbe espulsi entrambi. Più che i gesti contano le parole, sono eclatanti le parole che l'arbitro o non ha sentito o, come spesso fanno gli arbitri, ha fatto finta di non sentire. Le parole, se non te le dicono in faccia a brutto muso, è meglio non sentirle. È una regola non scritta degli arbitri. Io credo che l'arbitro abbia operato nella maniera più corretta, ha fatto bene ad ammonirli entrambi. A me non interessa dare adesso un'ulteriore punizione. Quel che serve è omogeneità nei criteri che usano. Credo non andrebbe espulso nessuno e, poi, bisogna stare attenti anche a questa mania che il quarto uomo riferisce all'arbitro se in panchina qualcuno dice una parolaccia. Mi sembra che stiamo esagerando.
Il linguaggio da stadio non è ammissibile quando viene amplificato dai media, ma andare addirittura a leggere il labiale è eccessivo. In questi casi io lascerei perdere e interverrei solo se le frasi vengono sbraitate in faccia all'arbitro”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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