Il verdetto è netto: superata la prova del nove. Con un bel 10 e lode in rendimento che è forse il numero più sorprendente di questo girone di ritorno del Milan. Degno del suo passato glorioso oltre che dei suoi propositi di rimonta. Dieci sono infatti i punti ricavati dalle prime quattro sfide, tre successi e un pareggio (a Empoli) pieno di rimorsi. Segno evidente di quel che è accaduto dentro il perimetro di Milanello: il 3 a 0 sull'Inter ha cementato le sicurezze e l'autostima del gruppo, lo smalto dei più e la cifra tecnica di qualche ottimo acquisto estivo (Bacca un nome per tutti) aggiunti alla conferma dello schieramento collaudato, hanno rigenerato una squadra assalita da troppe paure. Più che le bollicine dello champagne, da ammirare nel viaggio insidioso di Palermo, abbiamo apprezzato l'autorità del Milan nel comandare il gioco, nel mantenere per lunghissimi tratti il possesso della palla e nel creare le golose occasioni da gol sfruttate poi dai due attaccanti che possono anche rubarsi un rigore ma poi sono inclini a cercarsi e a duettare come due tenori sulla scena. 5 gol in due partite, senza subirne nemmeno uno, è un altro sintomo dello stato di salute e di concentrazione feroce dei berlusconiani che adesso possono mettere nel mirino la Roma e la Fiorentina se vogliono trasformare davvero una partenza da tartaruga in una primavera da Bolt. Il difetto più vistoso la sindrome del gambero, un passo avanti e due indietro - del passato è per ora considerato battuto, forse non ancora sconfitto del tutto. Perché il Palermo ha mostrato una opposizione discutibile oltre che una fragilità inquietante. Nemmeno l'arrivo di Schelotto dall'Argentina può salvarlo da una tormentata stagione.Di sicuro anche al presidente Silvio Berlusconi, che pure non è apparso stregato dalla fattura del gioco nel derby, la condotta tecnica della prima frazione avuta a Palermo è piaciuta. E non per i due gol che hanno marcato la vistosa superiorità del Milan. Sarebbe persino banale. No, piuttosto per l'ammirevole e intelligente possesso palla realizzato dai rossoneri. In un'azione a metà del primo tempo gli statistici hanno contato addirittura 20 e più passaggi ripetuti tra i milanisti, nascondendo la palla ai palermitani di Schelotto e aprendo varchi sui due binari che sono stati i valichi decisivi per realizzare i due sigilli. Da un lato, a destra, infatti, l'intesa Honda-Abate ha consentito a Bacca di timbrare il cartellino, dall'altro, a sinistra, l'ennesima incursione di Antonelli è stata frenata da un braccio vistoso di Goldaniga con inevitabile rigore realizzato da Niang. L'altra qualità segnalata dalla truppa di Mihajlovic è la condizione fisica mostrata a tre giorni dalla notte del derby, segnale del buon lavoro svolto a Milanello durante la sosta natalizia. Solo Montolivo ha chiesto il cambio intorno all'ora per qualche linea di febbre e l'arrivo di Bertolacci ne è stato il provvedimento tecnico, sia pure non sancito da una prova convincente del romano che stenta a inserirsi nei meccanismi di gioco, qualunque sia il suo ruolo.
Piuttosto sono state le perfomances di Bonaventura e Kucka, di Honda, Abate e Zapata, tra gli altri, a dare uno spessore inedito alla gagliarda prova milanista. Unica citazione per il Palermo contestato e in disarmo dedicata a Vazquez, uno che piace a Galliani da tempo non sospetto.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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